La città pubblica uccisa a colpi di bandi.

Scalo Farini, San Siro, Campus Statale. Sono i 3 bandi, assegnati o in fase di avvio, che segnano l’accelerazione delle grandi trasformazioni urbane che caratterizzeranno la città nei prossimi anni.

Rendering seduttivi, finti processi partecipativi, archistar e fondi immobiliari globali sono la costante e il filo conduttore che assimila le tre vicende con l’Amministrazione comunale a fare da sfondo limitandosi, con il nuovo PGT, a garantire le condizioni e con la retorica della “Milano attrattiva” a supportare gli appetiti immobiliari.
Il CdA dell’Università degli Studi di Milano ha varato il bando per realizzare il Campus Statale in Arexpo (laddove con un referendum nel 2011 i milanesi avevano indicato si realizzasse un enorme area a Parco e boschiva). Data prevista per la fine lavori il 2025 con la realizzazione di strutture per 20000 tra studenti e personale, cui farà seguito il trasferimento delle facoltà da Città Studi e la riconversione (come non è dato a saperlo) dell’attuale cittadella universitaria. Il progetto di Landlease, che gestisce tutto lo sviluppo della parte privata di Arexpo, prevede un intervento in project financing per un costo complessivo di 340 MLN di cui 150 pubblici.


Parallelamente Inter e Milan, senza ancora aver chiuso l’accordo con il Comune per la cessione dell’area, hanno avviato l’iter per il bando di progettazione del nuovo stadio che dovrebbe sostituire San Siro, sordi al crescente coro di voci critiche e contrarie. 4 Studi di archistar invitati, tra cui Boeri, una previsione di 1,2 mld di investimenti complessivi (stadio, alberghi, negozi, uffici) e una fine lavori per il nuovo impianto prevista per il 2023 (ma l’abbattimento di San Siro e la costruzione delle strutture ricettive previste al posto di San Siro avverrà nel 2026).

Entro poche settimane Sindaco e Consiglio Comunale scioglieranno la riserva sull’interesse pubblico dell’opera e sulle condizioni di cessione dell’area e relativi diritti di superficie.
Scali (ne abbiamo scritto qui), San Siro e Città Studi; pezzi importanti di città pubblica destinati a sparire per lasciare spazio agli interessi di chi vede il territorio solo in termini di profitti che può generare. E con la città pubblica sparisce anche l’interesse pubblico, sempre più sostituito dalla retorica e dalla narrazione tossica di chi vede Milano solo come città vetrina da vendere al turista o all’investitore di turno, sempre più esclusiva ed escludente