Milano nell’immaginario turistico internazionale

Il progetto si compone di due parti distinte ma interdipendenti che possono mettere in luce, da un lato, il racconto della Milano turistica nel mondo attraverso testimonianze dirette e, dall’altro, un’analisi critica che evidenzi verità, contraddizioni e stereotipi.
(deliberazione della giunta comunale n. 2053 del 17/10/2014)

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“Chiamata alle armi” del Touring Club Italiano: 1000 operatori presteranno (in ipotesi, la campagna di reclutamento è solo all’inizio) servizio durante Expo2015 a sostegno del progetto “Destinazione Milano”, interno al più vasto “Programma City Operations”, messo a punto dal Comune di Milano per rincorrere le “opportunità” legate al turismo indotto dall’esposizione universale, rispetto a cui sono stati studiati programmi il cui scopo è portare turisti dal sito expo in città.
Nel Programma City Operations (deliberazione di G.C. n.1282/2012 del 15/6/2012) viene definito un panorama in cui aumenta, decuplica l’offerta turistica ma a ciò non corrisponde un’offerta altrettanto decuplicata di lavoro….per lo meno di lavoro retribuito, poiché la linea di indirizzo scelta è l’utilizzo di volontari.
Touring Club Italia, partnership col Comune di Milano all’interno del Sistema Turistico Città di Milano, ed alla luce della propria specifica competenza nel campo, è il partner che organizzerà il progetto volontari nei musei e nei percorsi turistici tematici. Ha già contribuito a realizzare il nuovo sistema di segnaletica turistica in nove differenti lingue. Ora, l’obiettivo di questa operazione è render maggiormente fruibile il patrimonio artistico/culturale della città.

Le modalità di organizzazione e formazione dei volontari sono definite dalla deliberazione della giunta comunale n. 2053 del 17/10/20142
La spesa complessiva è di 196 mila euro, un prezzo da discount, ovviamente del tutto a scapito dei prestatori d’opera che nonostante svolgeranno attività evidentemente lavorative per cui è necessaria adeguata formazione da ottenere attraverso specifici corsi non percepiranno alcun reddito. Saranno volontari, che si uniscono così al più generico esercito di volontari per Expo2015, migliaia di cittadini volenterosi a cui si aggiungeranno ulteriormente, è ormai evidente, altre migliaia di unità che presteranno servizio nella catena di eventi denominata “Expoincittà”. Chi realizzerà la formazione percepirà invece reddito.
A detta degli attori istituzionali coinvolti ci guadagnerà la città, che in questo modo vedrà valorizzato il proprio patrimonio e migliorerà la propria immagine a livello internazionale. Il tutto senza pesare sulle tasche dei contribuenti, ma semplicemente sfruttando al 100% prestazioni di cittadini di buona volontà aderenti ad un humus rispetto a cui poniamo un netto rifiuto.
In questa storia del TCI per Expo2015 di fatto c’è una bella sintesi dei ragionamenti NoExpo: città vetrina come luogo di attraversamento dei flussi turistici, mercificazione della storia e dell’attualità del territorio (marketing territoriale appunto, come recita l’apposito settore parte dell’amministrazione comunale), abbattimento del costo del lavoro per sostenere i flussi turistici, riqualificazione di alcuni punti della città a solo scopo turistico/commerciale, brand Milano e potremmo proseguire all’infinito elencando i riflessi di quest’operazione in cui gli elementi precedentemente elencati pongono forti criticità e contraddizioni, prima fra le quali il fatto che a giovare di tutto ciò sia una ristrettissima parte della città (chi la governa politicamente, chi ne gestisce i flussi finanziari, temporaneamente chi vi possiede attività commerciali) a scapito della stragrande maggioranza dei cittadini, alcuni dei quali in campo come volontari alla ricerca della chimera delle future opportunità ed a cui suggeriamo di concentrarsi sul presente. Se non si ottiene retribuzione ora che i flussi economici sono logicamente gonfiati da un evento straordinario va da sé che il lavoro non è un ambito su cui il megaevento agisce positivamente, né nel presente nè tanto meno nel futuro, momento in cui la bolla creatasi si sgonfierà, i flussi turistici torneranno ai livelli degli anni precedenti e molte delle attività su cui ci si formerà un curriculum durante Expo2015 non esisteranno (in città) quasi più. Il Touring Club Italia, infine, da quest’operazione può guadagnare un po’ d’ossigeno per poi (nel post Expo) riprendere comodamente il suo declino.
E’ quindi quello che genericamente viene definito “il privato” a trarre soddisfazione da quest’operazione di valorizzazione internazionale di Milano: valorizzazione di metri cubi posseduti, valorizzazione dei servizi pubblici da svendere per coprire il buco di bilancio prodotto dal megaevento. Valorizzazione delle mastodontiche operazioni immobiliari degli ultimi anni gestite dai poteri finanziari. Valorizzazione della merce territorio, più appetibile dopo questa abbondante campagna pubblicitaria e dopo le abbondanti infrastrutture che affiancano parti di territorio su cui sarà possibile edificare in maniera profittevole.

Cosa faranno i volontari del TCI durante Expo2015?
Il loro raggio d’azione è la città di Milano: terranno aperti i tradizionali spazi museali fino ad orari non coperti dal personale normalmente retribuito, rafforzeranno la presenza durante i normali orari di apertura, accompagneranno i turisti in percorsi tematici studiati appositamente per far scoprire le bellezze milanesi ai visitatori. Il sito espositivo quindi si allarga fino a contenere il centro della città di Milano.3 La città vetrina si presenterà all’appuntamento tirandosi a lucido con un restyling di 300 mln di euro spesi solo nell’ultimo anno. Meglio di Gardaland, poiché non si pagherà certo un biglietto aggiuntivo per l’ingresso in città e per vedere dall’esterno le principali architetture milanesi. Il tutto studiato in maniera sostenibile, poiché il lavoro sarà messo a disposizione, come si diceva, a costo zero. Ad arricchire il patrimonio artistico culturale milanese già presente contribuirà il trasferimento in città di alcune emblematiche opere artistiche italiche, attrazioni speciali poste in vetrina senza che posseggano un particolare nesso col tema dell’esposizione o con la città di Milano.
Nonostante l’operazione “Destinazione Milano” sia stata presentata dall’assessore alla cultura Del Corno, è del tutto evidente che questa operazione ha più a che fare col turismo che con la cultura: il Settore amministrativo che ne ha curato i dettagli è appunto quello del marketing territoriale ed in ogni riga di questo progetto viene fatto riferimento al patrimonio culturale come oggetto da valorizzare non tanto in senso artistico quanto in senso turistico.
La cultura in oggetto è semplicemente una delle tante creazioni umane messe sugli scaffali della città vetrina e concesse ai visitatori per i 6 mesi dell’esposizione. Senza nessuna progettualità (quindi nessun reinvestimento futuro sul campo) che vada al di là del 31 ottobre 2015, a parte probabilmente la replica del programma volontari per gli anni successivi di modo da rimpiazzare progressivamente il personale retribuito con le “guardie civiche” volontarie.

Riassumendo, almeno tre sono i nodi cruciali, dal nostro punto di vista, di quest’operazione:

a. il personale volontario utilizzato per lavori normalmente svolti da personale retribuito non è in nessun modo accettabile e, come accadde nell’aprile scorso, è auspicabile l’intervento delle organizzazioni sindacali con potere di intervenire

b. a pagare questo personale, come accade nelle normali operazioni commerciali, dovrebbe essere chi guadagna da questo lavoro. In questo caso il TCI, in grave crisi di liquidità, guadagna in realtà ben poco, mentre il Comune di Milano guadagna semplicemente il fatto di non pagare personale che svolge servizi alla città oltre che nelle proprie strutture. I tour operator invece oggettivamente vi guadagnano, potendo inserire anche solo informalmente questi servizi gratuiti nei loro pacchetti a pagamento. Vi guadagnano pure i soggetti precedentemente ricordati.

c. Anche se si arrivasse ad ottenere diritti anche solo minimi per questi lavoratori ed una miglior redistribuzione dei profitti realizzati “attorno”, il modello della città vetrina è un modello che ci può piacere? Ha qualche possibilità d’essere sostenibile? Oppure l’unica sua opportunità di esistere è attraverso lo sfruttamento di risorse pubbliche, l’ottenimento di politiche che spostano la ricchezza prodotta collettivamente su queste operazioni in cui pochi vi guadagnano, per cui c’è spazio solo per il lavoro volontario?

Nella città vetrina i conflitti, come accade a Paperopoli, sono occultati e gestiti nel retrobottega. La confluenza di ogni attività umana in direzione dei profitti di Expo2015 vede nella cultura un particolare prodotto da infiocchettare e fornire al minor costo possibile agli avventori. E’ nostro preciso compito far emergere le contraddizioni, rendere evidente chi sta realmente godendo (in cambio di nulla) del servizio, offrire una diversa idea di città da costruire e vivere collettivamente.
#ScioperiamoExpo, liquidiamo la città vetrina!

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