Aggiornamenti dal mercato dei trasporti milanesi

Nella noncuranza generale il sindaco di questa città ha annunciato l’aumento del biglietto a 2 euro, fra gli schiamazzi ed i malumori dei passeggeri e l’assenza totale di una voce comprensibile d’opposizione, non solo a Palazzo Marino ma più in generale in città. Avevamo parlato di Atm già ai tempi delle prime voci riguardanti l’aumento del biglietto, ora che il tutto pare ufficiale non ci resta che attendere gli sviluppi di una decisione molto importante che molto inciderà realmente sulle nostre vite. Nel frattempo, se qualcuno batterà un colpo, non sarebbe nemmeno male aprire una vertenza metropolitana contro quest’aumento, su cui ancora una volta l’intramontabile De Corato è riuscito a produrre il commento più stupido.

Torniamo intanto a riflettere su questa decisione.

Avevamo già fatto notare come fosse particolare l’aumento del biglietto in un momento in cui Atm crea regolarmente utili di bilancio. Un aumento del 25% del biglietto (occorrerà verificare l’adeguamento sugli abbonamenti a quanto ammonterà) potrebbe dar vita ad un aumento degli incassi considerevole: nel 2016, il volume complessivo d’incassi è stato di 412,1 milioni di euro, per cui un aumento del 25% del biglietto potrebbe significare maggiori entrate sino a 100 milioni di euro in più (verosimilmente 70 milioni di euro in più, circa). Oltre al rincaro, sindaco e ATM nelle passate settimane han parlato di importanti investimenti per quanto riguarda l’ammodernamento del comparto vetture ma sembrerebbe riduttivo considerare le spese di investimento come il principale motivo con cui giustificare il biglietto a 2 euro poiché le spese di investimento per il trasporto pubblico non sono state certo coperte sino a questo momento dalla spesa corrente. Essendo il comune di Milano uno dei comuni italiani che percentualmente meno mette mano al portafoglio per coprire i costi di gestione  (il biglietto incide sulle entrate a bilancio per più del 50% mentre nel resto d’Italia la copertura grazie al biglietto è inferiore al 50%) potrebbe nel nuovo contratto ridurre ancor di più il suo impegno andando a risparmiare una cifra importante, utile anche a sistemare gli abnormi buchi di bilancio ereditati da Expo e da una politica volta un po’ troppo allegramente alla realizzazione di nuove infrastrutture. Ciò quindi a cui sembra alludere il ticket a 2 euro è l’aumento della capacità di autosufficienza economica dell’azienda (….65, 70%? possibile….) per un trasporto che più che pubblico diventerà progressivamente e semplicemente un trasporto ad uso pubblico ma i cui connotati aderiranno quasi completamente alle regole del mercato, ovvero il servizio verrà pagato quasi totalmente dai consumatori. Il che rende quasi trascurabile la proprietà pubblica o privata dell’azienda che gestisce il trasporto con buona pace dei difensori dell’utilità del pubblico servizio.

Per concludere, facciamo notare al popolo del meglio tutto privato che se il trasporto pubblico perdesse la sua “qualità pubblica” il biglietto costerebbe 4 euro oppure il servizio verrebbe dimezzato. Anche a quel punto i più continuerebbero imperterriti a concentrarsi su chi paga o meno il biglietto…..