Milano, ore 12: tutt* in piazza contro i padroni della città

Perché la giornata di lotta e mobilitazione per dire “Giù le mani dalla città” domani inizia alle ore 12 in piazza Duca d’Aosta, da cui con un corteo autonomo raggiungeremo la manifestazione generale delle 14 in Porta Venezia. Un invito a raggiungerci.

Domani, 6 settembre, scenderemo in piazza. O meglio: nella doppia piazza che – per fortuna – si è profilata negli scorsi giorni. Da subito abbiamo aderito all’assemblea plurale di centri sociali, collettività antagoniste e spazi autogestiti che ha lanciato il concentramento alle 12 in piazza Duca d’Aosta con le parole d’ordine Contro la città dei padroni. Casa, solidarietà, accoglienza, autogestione.

Dopo lo sgombero del Leoncavallo del 21 agosto, nel pieno del dibattito che si è scatenato circa la risposta da dare –  a chi darla e per difendere e rivendicare chi e che cosa – abbiamo condiviso pubblicamente quelle che secondo noi erano e restano questioni politiche fondamentali per una mobilitazione che rivendichi il Diritto alla Città. Pensiamo che il corteo delle 12, che poi confluirà come spezzone autonomo di movimento nella manifestazione generale delle 14 in Porta Venezia, sia il luogo dove le ambiguità e le contraddizioni di cui parlavamo vengono affrontate, riconosciute e denunciate senza compromessi, rivendicando un ruolo politico programmatico, propositivo e irrinunciabile per l’antagonismo – occupato, autogestito, organizzato – a Milano e non solo. 

Come abbiamo condiviso anche all’assemblea pubblica di martedì 2 alla Camera del Lavoro, ribadiamo che gli appelli all’unità contro le destre, a non “fare distinguo”, servono essenzialmente a evitare invece la vera questione: fare chiarezza. Perché qui la posta in gioco è più ampia del solo futuro del Leoncavallo (che ha già scelto la sua strada e da tempo) e del dibattito interno ai movimenti: e non è “l’attacco della destra alla Milano democratica”, ma si tratta dei silenzi della “Milano democratica”. Sul fatto che la città è diventata la capitale della disuguaglianza sociale più feroce, imposta con un modello privatistico, manageriale di potere e svendita della città pubblica (e tutta la vicenda San Siro, dove si è rinunciato a ogni parvenza di partecipazione e procedura di trasparenza, sta lì a dimostrarlo), che concretamente ha prodotto non solo sgomberi e sfratti, ma anche l’espulsione della popolazione meticcia, precaria, a basso reddito. Si tratta di mettere in moto energie per sovvertire – non migliorare – l’attuale governo della città, per riaffermare un modo radicalmente altro di produrre, autogoverno, vivere lo spazio urbano.

La convocazione del Leoncavallo Giù le mani dalla città pensiamo non sia abbastanza esplicita, così come la denuncia chiara delle responsabilità politiche che partiti e rappresentanti istituzionali hanno rispetto al saccheggio di Milano e che, condividiamo, non hanno secondo noi ragione e legittimità di stare nella piazza di sabato 6. Da qui l’invito al concentramento delle ore 12 davanti Stazione Centrale e a portare dentro la mobilitazione nazionale delle ore 14, che speriamo il più ampia possibile, la critica contro il cosiddetto “modello Milano” e i suoi rappresentanti politici e finanziari. Cosa significa, quindi, opporsi all’attuale governo liberista della giunta Sala che ha prodotto anche le condizioni per lo sgombero ordinato dalla destra a Roma del Leoncavallo?

Significa opporsi alla demolizione, svendita, privatizzazione dello stadio San Siro e dell’area circostante (con partecipazione dichiarata del Comune alle spese).

Significa fermare la copertura pubblica degli extracosti per le opere olimpiche, richiesti senza giustificazione e trasparenza dai costruttori privati (tra cui Coima).

Significa rivendicare un futuro diverso, uno spazio pubblico restituito alla collettività e alle fasce sociali più deprivate, che nulla ha a che vedere con l’esclusività dello Studentato che sorgerà nel Villaggio Olimpico dell’ex scalo di Porta Romana all’indomani della chiusura dei giochi.

Significa rivendicare il ruolo e la storia dell’antagonismo e dei centri sociali occupati e autogestiti, senza distinguo tra “meritevoli di essere valorizzati” e quelli che si possono sgomberare senza colpo ferire.

Significa, in questo momento storico, fare propria la vertenza del Movimento Palestinese perché vengano interrotte tutte le collaborazioni del Comune di Milano e delle sue aziende partecipate con lo Stato sionista genocida di Israele.

Questo – e non solo – è nei contenuti della piazza delle 12 Contro la città dei padroni e nello spezzone conseguente che sarà presente nella manifestazione delle 14.