Il volontariato a/l tempo di Expo 2015

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Ricordate l’accordo sindacale di inizio estate e la campagna per la recluta di 18500 volontari all’interno della sgangherata kermesse di Expo 2015? Tutto archiviato, anzi riveduto e corretto. Di mese in mese, di pari passo al mancato interesse per un lavoro non stipendiato e non formativo, solo un terzo delle domande previste sono state presentate.

Di oggi la notizia che è “quasi fatta”: seimila domande (attenzione nemmeno il secondo colloquio è ancora stato ancora fatto!) su settemila posti da coprire. Praticamente un successo. Maldestramente celate le vecchie cifre, tanto sbandierare solo tre mesi fa, oggi Expo 2015 canta vittoria dopo aver convinto un terzo delle persone ipotizzate a lavorare 15 giorni gratis per indicare ai turisti cinesi dove si collocano i cessi all’interno del sito.

Archiviato l’epicfail di #askExpo e ridimensionato sua sponte l’inganno del volontariato, Expo miete non grano ma diritti nel mondo del lavoro: da una parte i cantieri aperti venti ore al giorno (recentissimo il caso di incidente che ha coinvolto un operaio egiziano) indicano un inquitante ritardo nel cronoprogramma, dall’altra avanza la progressiva precarizzazione in salsa corruttiva dell’indotto del “bigevent” (senza dimenticare gli accordi Expo-sindacati-Regione-Comune validi fino al 2016 su sperimentazione di nuovi contratti a tempo determinato e in somministrazione).

A noi non resta che rilanciare verso il corteo dell’11 ottobre ribadendo #nofreejobs: non si lavora gratis per niente e nessuno! Specie per una società per azioni che ci ha già depredato di miliardi di euro pubblici e che si propone come laboratorio di prestazioni lavorative non stipendiate ammantate dalla retorica dell’esperienza, della formazione, dell’opportunità. Niente cash ma un tablet sgamuffo in cambio ve lo danno.

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