Se il Piano Aria Clima serve solo a vendere metri quadri, riprendiamoci la città

Una città “zona 30 Km/h” entro il 2030, con parcheggi a pagamento prevalentemente interrati, e libera dal traffico privato per il 2050; riduzione delle emissioni di CO2 del 45% entro il 2030 per diventare città “neutra” a livello di emissioni entro il 2050; 100 Km di nuove piste ciclabili e 70 km di nuove linee metropolitane; estensione dell’Area B; 75% di rifiuti riciclati entro il 2028 e aumento dell’efficienza energetica con riduzione dei consumi del 50% e nuovi impianti solari per 60.000 mq; 220.000 nuovi alberi (anche sui tetti) entro il 2030.

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L’affaire San Siro: farsa annunciata, danno per la città

Nell’autunno del 2019, quando il Covid era ancora sconosciuto, rispetto alla vicenda del progetto per il nuovo stadio di San Siro e abbattimento dell’attuale Meazza, mettevamo due punti fermi nel dibattito pubblico allora in corso:

  1. il quesito su quale fosse l’interesse pubblico per il nuovo progetto di stadio privato e annesse volumetrie su un’area in concessione;
  2. la convinzione che gli attori in campo stessero recitando un gioco delle parti con un finale già scritto.

Erano i tempi, ricordiamo, in cui da un lato Inter e Milan presentavano il loro progetto faraonico di stadio di proprietà con annesse volumetrie commerciali e ricettive doppie rispetto agli standard previsti dal Piano di Governo del Territorio di Milano, volumetrie necessarie per ripagare l’investimento miliardario, minacciando di portare altrove squadre e stadio (Santa Giulia, ex area Falck a Sesto San Giovanni) se fosse mancato l’appoggio del Comune al loro progetto; dall’altro il Sindaco Sala che si ergeva a paladino difensore dello storico impianto di San Siro e dei rispetti dei vincoli volumetrici previsti dal P.G.T., comunque alti (0,35 mq/mq) in una città che soffoca tra cemento, asfalto e aria nociva.

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E Milano cosa fa? | Ciclo di incontri sulle crepe della metropoli

Avviamo giovedì 28 ottobre un ciclo di incontri che, partendo dalla presentazione di 4 libri usciti recentemente, si concentrino a indagare le crepe della metropoli meneghina tra passato e presente. Riteniamo che ci sia ancora bisogno di continuare a discutere rispetto alle profonde disuguaglianze e storture di quello che abbiamo chiamato “Modello Milano” e che non è una questione di colore politico della giunta ma di classe dirigente e sistema socio-economico. E lo dobbiamo fare oggi più che mai, dopo che la sbornia del trionfo di Giuseppe Sala sembra aver confermato quel conformismo culturale e di orizzonti che domina ormai il capoluogo lombardo.

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E Milano cosa fa?

Come cambia Milano,
Luccicante latrina,
Un pozzo di petrolio
Che puzza di trielina.

E’ Milano che mangia
E non chiude la bocca
è Milano ubriaca
Di soldi e veleno
E nessuno più la tocca

Così cantava Gianfranco Manfredi, rispetto a una città che cambiava e passava da un sogno di rivolta forse impossibile a un conformismo arrivista dove, come ha scritto giusto ieri Lucia Tozzi, critica e consenso convergono. Una canzone d’annata, che parla di un cambiamento ormai consumato al giorno d’oggi, ma che in questi giorni conferma tutto il suo impianto ideologico, culturale, economico.

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