!CLIMATE CAMP MILANO! 30 sett – 03 ott

Tra il 27 settembre e il 2 ottobre si terranno a Milano alcuni appuntamenti preparatori alla COP26 di Glasgow. In 27 anni di esistenza, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici non è mai riuscita a imporre un netto cambio di rotta in termini di emissioni climalteranti e contrasto alla crisi climatica. Di fronte ai limiti della Conferenza delle Parti, abbiamo deciso di costruire uno spazio alternativo alla Youth COP e alla Pre-COP milanesi, un Climate Camp che si terrà a Milano dal 30 settembre al 3 ottobre. Per questo invitiamo tutte le realtà impegnate nella lotta politica, ecologica, transfemminista e per la giustizia sociale a farne parte e a contribuire alla costruzione della Climate March che proponiamo a Milano il 2 ottobre 2021. Per la costruzione di questa mobilitazione invitiamo tutt* all’assemblea pubblica del 12 settembre della Climate Justice Platform.

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Fuori Fase – 09 – finanza, mattone e diritto all’abitare pt. 2

Benvenut_ a una nuova puntata: dalla Milano pre-pandemica – dove il Comune ha delegato le politiche abitative ai grandi operatori privati dell’immobiliare e dell’affitto breve, rispondendo più alla necessità di costruire e aumentare le volumetrie piuttosto che al diritto al tetto dei ceti deprivati – all’esplosione della crisi a causa del Covid-19, fino allo sciopero degli affitti come strumento di lotta per fermare il processo di finanziarizzazione e svuotamento dei quartieri.

Le musiche sono di Le Gros Ballon e il podcast è un’autoproduzione del collettivo Off Topic. Si ringraziano per gli interventi e i contributi Alice Boni (architetto, urbanista e ricercatrice), Ermanno Ronda (segretario generale del sindacato inquilini SICET) e Stefano Portelli (ricercatore associato all’Università di Leicester)

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Prepararsi alle Olimpiadi 2026 in tempi di pandemia: sacrificare la salute pubblica per il grande evento

Con il suo ultimo atto, il Governo Conte varando il Decreto CONI ha salvato sicuramente la faccia nei confronti del CIO e del mondo sportivo nazionale, ma ha soprattutto garantito al Comitato Organizzatore e alla Fondazione Milano-Cortina i 500 milioni di finanziamento del CIO per la realizzazione dei giochi olimpici invernali del 2026. 

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La città del dopo-colera: resistere un minuto in più della bolla

Sei mesi fa, quando l’emergenza epidemiologica scoppiava in tutta la sua violenza; quando il lockdown e lo stato d’emergenza venivano imposti nel nuovo patto sociale della pandemia; quando si iniziavano a vedere i primi, possibili effetti sulla città e sulla normalità, e noi, la nostra parte – ma non solo: è stato tutto il tessuto vivo delle comunità di quartiere a rispondere -, presa inizialmente alla sprovvista da una situazione inedita rispondeva con il mutuo soccorso delle Brigate e con tentativi di analisi utili al dopo, ci interrogavamo proprio sul diritto alla città ai tempi del colera. Il pezzo che pubblicammo si chiudeva con la riflessione portata avanti da Franco Fortini sul significato sociale della peste di Manzoni: 

la rivoluzione, ma non quella robespierriana con la sua fede nella perfettibilità indefinita dell’uomo, bensì quella della rivolta agraria, di tradizione secolare, quella che deve divellere le pietre di confine della proprietà. La traduzione in italiano della rivoluzione francese appariva innanzitutto … la rivoluzione sociale, dunque della guerra civile: il disordine supremo.

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Diritto all’abitare e rendite immobiliari nella crisi Covid-19

L’emergenza generata dalla pandemia e l’inevitabile crisi economica che nei prossimi mesi colpirà il Paese, hanno posto al centro del dibattito pubblico la questione del reddito. Il lockdown ha lasciato a casa milioni di lavoratori fra cui molti precari, P.iva, finti lavoratori autonomi; per molti è scattata una riduzione dei redditi, ora garantiti da cassa integrazione o altre forme di contratti di solidarietà; migliaia di microimprese artigianali e commerciali sono ferme da settimane, alcuni hanno ricevuto il sostegno di quarantena mentre altri non hanno ricevuto alcunché. Tra Decreto Cura Italia e altri provvedimenti adottati o in discussione per la prevista “fase2”, nell’attesa di capire su scala europea quali risorse verranno messe a disposizione e a che costo, Governo ed Enti Locali hanno posto massima attenzione al problema della liquidità in direzione delle imprese e, solo in seconda battuta, la questione reddito dei lavoratori, sgravati dai bilanci aziendali grazie al ricorso della cassa integrazione oppure abbandonati ai loro amari destini. A pagare saranno e sono in primis i lavoratori meno tutelati, un’ampia fascia di soggetti deboli che hanno già iniziato a pagare i costi di questa emergenza. Anche per i “più tutelati”, l’epidemia rischia di riservare sorprese se, come gli indicatori sembrano prevedere, la crisi economica dei prossimi mesi “picchierà duro”, con forti ricadute su Pil, salari e tasso di occupazione. Questa situazione, in un Paese come l’Italia, con un sistema di ammortizzatori sociali insufficienti e non universali, è inevitabile fonte di ulteriore divaricazione economica e crescita delle disuguaglianze sociali. La crisi colpirà di più coloro che lavorano in quei settori dove più prolungate saranno le misure preventive e di distanziamento sociale (per esempio chi lavora nei settori dello spettacolo, della cultura, degli eventi, soprattutto a Milano), ma anche chi ha forme di contratto e rapporti di lavoro più deboli. Il reddito da lavoro, allo stato attuale delle misure di welfare esistenti, diventa in sostanza sacrificabile nell’emergenza e con esso i diritti di migliaia di persone.

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