Tre cose che ci insegna il rave di Cusago

Tre cose da ricordare prima di aprire la bocca sullo sgombero del rave a Cusago.

L’operazione con cui i reparti mobile di Milano e Torino hanno sgomberato l’altra sera un rave con oltre 1500 persone, non parla solo di arroganza e brutalità poliziesca. Se quella è la matrice stessa delle forze di polizia del nostro paese, in questa vicenda c’è dell’altro.

1) Nell’accurata ricostruzione proposta su fb dalla HAZARD UNITZ crew che organizzava l’evento, c’è un intero manuale per costruire un’imboscata: finta trattativa da parte della digos, parallela opera di convincimento sul proprietario per sporgere denuncia, operazione lampo non appena arriva l’ok per procedere allo sgombero con cariche, lacrimogeni e conseguente devastazione di crani e strutture. Il massacro era prevedibile e quindi premeditato..tra le righe ne parlano gli stessi sindacati di ps.

2) Prima lo sfratto ai danni di un’abitante Abitanti Di San Siro, quindi lo sgombero di Collettivo Lambretta, e nel fine settimana lo sgombero da macellai del rave di Cusago. Tra vicende tutte diverse tra loro che rappresentano il biglietto da visita del nuovo questore di Milano, Savina, che ha brillantemente rivendicato l’operazione.
3) Nella narrazione mediatica della vicenda rivediamo l’agonia di un giornalismo milanese costruito su veline e conf.stampa di questura. A reti unificate non c’è una testimonianza, una ricerca di fonti, un tentativo di comprendere il reale comportamento della ps e le sue motivazioni specifiche: il tentativo era quello di mettere fine, in maniera eclatante, all’organizzazione di illegal party, almeno nell’area del milanese, bollando 1500 giovani come balordi alterati da sostanze e alcol che hanno aggredito inermi celeriini in antisommossa muniti di gas cs (vietato dalle convenzioni internazionali in scenari di guerra ma usato con una certa disinvoltura contro movimenti sociali e da oggi feste non autorizzate).Una ragazza è oggi in coma farmacologico, è gravissimo e poteva andare ancora peggio. Se il silenzio dovesse scendere nuovamente sulle sfaccettature di questa macelleria milanese, sarebbe già peggio.
Non lo permettiamo!

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