Sprofondo Expo

Il Prefetto di Milano che chiede al ministero dell’Interno di snellire i controlli antimafia.
Il vicecapo della polizia avvertito che l’interdizione della Mantovani (definita dalla magistratura “un gruppo economico criminale”) dal cantiere significherebbe non fare Expo.
cosexpo
Il provveditore alle Opere pubbliche di Lombardia e Liguria Pietro Baratono che dice al prefetto che l’emissione di un eventuale provvedimento interdittivo potrebbe mettere a rischio la realizzazione della manifestazione e si lamenta per il fatto che lo stato di avanzamento dei lavori verificato dai suoi funzionari nei cantieri non corrisponde a quanto ufficialmente dichiarato da Expo 2015 spa.
La richiesta della Prefettura di Milano di snellire le verifiche antimafia che viene accolta il 28 ottobre 2013 dal ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Il commissario Sala che dice ai suoi: o si fa così, o non si fa Expo.
Pisapia e Maroni che concordano sul dare più poteri speciali al commissario unico Sala, già dotato di poteri di droga da maggio 2013: è il modello Bertolaso/L’Aquila.
E per dare più poteri serve un nuovo decreto del governo Renzi.
Ma sia la tipologia del cantiere, sia la tempistica sono “eccezionali” per l’Italia, dice Sala.
Questo e altro nell’inchiesta su Expo domani in edicola con L’Espresso.
Che confermerebbe quello che diciamo da tempo: Expo si può e si deve fare anche in un contesto di illegalità diffusa, forzando norme e regole, sperimentando l’uso del Commissario con poteri speciali. Addolcendola con la retorica mafia free, le white list, i protocolli di legalità, il mantra dell’evento salvifico.
Per noi Expo continua a riassumersi nelle sette parole chiave di Expopolis: debito, cemento, precarietà, poteri speciali, spartizione, mafie, nemico pubblico. E i fatti sembrano darci ragione.

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