Expo, crisi e movimenti: nuova rubrica

Da Milano all’Europa
Off Topic si rifà il trucco! Oltre ad una diversa organizzazione grafica e di contenuti, abbiamo deciso di aggiungere al sito la nuova sezione “Expo, crisi, movimenti”. Al suo interno troverete contributi di attivisti e compagni del collettivo sui dibattiti in corso, aggiornamenti dalle lotte territoriali, una rassegna stampa sul mega-evento milanese ed una sui movimenti che scuotono il paese.
Le nuove sezioni – oltre a raccogliere informazioni per cittadini curiosi e perplessi – nascono con l’idea di aprire uno spazio di dibattito e confronto tra realtà e soggetti attivi non solo in difesa del territorio ma che si sentono anche parte del più vasto ribollire di istanze sociali e politiche che ha investito il mondo negli anni della nuova grande crisi.

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Expo e dintorni
Come muoversi nel mare magnum della propaganda pro-Expo 2015? Come raccapezzarsi tra l’immagine trionfale e vittoriosa del progetto di esposizione universale, urlata da comizi e tg, affissa su ogni muro della città e l’immagine reale di un mega-evento capace solo di produrre debito cemento e precarietà, aprendo ferite irreversibili nei quartieri?
Questa rubrica prova a fare una cernita tra le molte informazioni e dichiarazioni, alcune visibili altre più nascoste, che girano su (e in vista di) Expo. Raccoglie aggiornamenti circa i diversi fronti di resistenza, opposizione e protesta aperti in ogni angolo della città da comitati, collettivi, spazi sociali, cittadini che con linguaggi diversi esprimono la stessa rabbia di fondo: questa Expo non s’ha da fare.Nella sezione trovano spazio anche le riflessioni e i lavori portati avanti da OT e dalle altre realtà della diffusa e articolata Attitudine No Expo per tentare di fare assieme il punto e rendere pubblici i ragionamenti circa le opposizioni e le alternative possibili: perché se Expo termina il 31 ottobre 2015, le devastazioni, i danni, le eredità dei suoi esperimenti sociali e lavorativi dureranno nel tempo.

Movimenti e crisi
David Harvey in La crisi della modernità ha scritto: “Se i movimenti sociali e le opposizioni territoriali non saranno in grado di superare provincialismo e visione localistica, riuscendo a coniugare la necessaria (e obbligata) azione sulla comunità di appartenenza con una percezione complessiva dei fenomeni, allora non saranno mai in grado di farsi portatori di un cambiamento storico”. Con l’umiltà necessaria e la consapevolezza della piccolezza della nostra azione su processi molto più grandi e complessi, così come delle differenze e particolarità dei fenomeni, riteniamo sia importante inserire le iniziative e le scelte (o le mancanze) dei movimenti nel più ampio contesto della Grande crisi.
Dal 2008 ad oggi si sono sviluppati in Europa (e non solo) in modo incoerente, spesso contraddittorio, ma dinamico tutta una serie di dibattiti politici e contestazioni di piazza. Questi con carattere nuovo cercano di rispondere alle politiche criminali di gestione della crisi e alla necessità di un’alternativa alle scelte delle formazioni politiche dominanti , conservatrici e socialdemocratiche. Provare a fare il punto sulle discussioni anzitutto nazionali, ma legate a quelle più vaste che si svolgono al di fuori dei nostri confini, anche qui utilizzando lo strumento della rassegna stampa, è un punto di partenza per ragionare e inserirsi in un panorama che superi il provincialismo cui siamo stati (e ci siamo) confinati. Si tratta di un tentativo ambizioso, ne siamo consapevoli ma aprire dibattito e discussioni, parallelamente al lavoro quotidiano sui territori in cui viviamo e lavoriamo, ci pare necessario se vogliamo ritrovare un ruolo politico nell’attuale fase. Come già detto consapevoli dei limiti ma decisi a provarci.

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