L’ex Piazza d’Armi nel contesto dello smantellamento del patrimonio pubblico

Apparso originariamente su MilanoAmbiente.

La vicenda della Piazza d’Armi di Milano sembrerebbe avviata verso i titoli di coda di un film dal finale scontato e anche un po’ banale. O forse no.

Sembra incredibile eppure non sono in molti a conoscere quest’area verde, grande più o meno come il parco Sempione, incastonata come uno smeraldo tra la caserma Santa Barbara di piazzale Perrucchetti, i suoi “Magazzini di Baggio” di via Olivieri, l’ospedale militare di Baggio di via Forze Armate e l’ospedale San Carlo Borromeo sul lato di via Cardinal Tosi / via Domokos, praticamente in pieno Far west milanese.

Il Comune di Baggio, con una Delibera del 10 giugno 1909, cedette quest’area al Comune di Milano proprio per consentirgli di trasferirvi la sua “nuova Piazza d’Armi”, la quale venne successivamente ceduta al Demanio militare per l’esercizio di funzioni operative e di addestramento dismesse alla fine degli anni ’80. Dismissione che avrebbe dovuto comportare la restituzione dell’area al legittimo proprietario: il Comune di Milano, cosa che per un insieme di ragioni, in parte da chiarire, non è avvenuta.

Un territorio che quindi è sempre stato res publica, sin dalla sua centuriazione in epoca romana, attraversando i secoli con il suo uso agricolo, per essere ceduta seppur brevemente all’utilizzo militare (altra funzione indiscutibilmente pubblica) ed essere infine riconquistato da Madre natura, grazie alla quale oggi fornisce i suoi preziosi servizi ecosistemici agli abitanti di Milano.

Questo prezioso polmone verde è stato conferito al fondo immobiliare “i3-Stato/Difesa” gestitoda INVIMIT SGR S.p.A., una società le cui quote sono detenute al 100% dal MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), per mezzo del Decreto del 13 maggio 2016 che fissa la data di scadenza del mandato di “valorizzazione” al 13-14 maggio 2018 (tempo scaduto!), così come non risultano rinnovate le cariche societarie (scadute da mesi) di questa azienda pubblica.

 Il principio difondo è lo stesso che ha ispirato le privatizzazioni di molti altri pezzi di patrimoniopubblico, ovvero “beni comuni”, con il pretesto di renderne più efficiente il servizio, oppure con l’intento di incassare danari dalla loro vendita per ridurre il debito pubblico.

Obiettivi che non solo vengono smentiti clamorosamente nei fatti, ma che costituiscono ancheun vero e proprio smantellamento dei commons, considerato incostituzionale da illustri giuristi come il Prof. Paolo Maddalena, ovvero della sovranità popolare che questi rappresentano.

La sequenza di eventi che hanno portato alla mobilitazione di cittadine, cittadini, associazioni e comitati, attivi nella tutela di Piazza d’Armi e portatori di un progetto condiviso per la sua valorizzazione a vocazione pubblica, è già stata raccontata anche sulle pagine di Milano Ambiente.

Limitiamoci quindi agli sviluppi recenti che, dopo il fallimento del bando di venditaistituito da INVIMIT SGR, hanno visto l’attribuzione di Grande Funzione Urbana (GFU), all’area di Piazza d’Armi, nella bozza del nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT) “Milano 2030”.

 Un provvedimentoche non solo aumenterebbe considerevolmente gli indici di edificabilità su quell’area, ma traccia anche un indirizzo politico preciso della gestione delterritorio incentrato sulla priorità dell’interesse privato rispetto a quellopubblico.

Il 25 luglio, dal suo profilo Facebook, l’Assessore Maran ha chiosato: “Che ne dite di un nuovo parco a Milano?”, riferendosi a Piazza d’Armi senza fornire particolari informazioni, ipotizzando di destinare la metà dei suoi circa 40 ettari alla realizzazione di un parco e sottintendendo quindi l’edificazione della parte rimanente dell’area verde (ben 200.000 mq.), oltre ai 60.000 mq. dell’area dove attualmente sorgono i magazzini militari dismessi, che stanno per essere abbattuti per venir sostituiti da una cubatura potenzialmente di molto superiore all’attuale, da destinare a non meglio precisati “servizi d’interesse per il quartiere”.

In questa prospettiva l’Assessore ha voluto informare il suo pubblico, con lo stesso post, di aver convocato una riunione per il 2 agosto (annullata poche ore dopo) alla quale ha invitato una rappresentanza di INVIMIT SGR, oltre alle delegazioni delle associazioni ambientaliste: WWF, Legambiente, Italia Nostra e del DAM (Distretto Agricolo Milanese), non prendendo minimamente inconsiderazione il Coordinamento per la Difesa di Piazza d’Armi.

In data 31 luglio sono apparsi, su due edifici del complesso “Magazzini di Baggio”, alcuni striscioni dell’impresa DAF s.r.l., incaricata da INVIMIT SGR alla bonificaamianto e preparazione degli edifici per la loro totale demolizione, adesclusione  dell’unico vincolato dalMiBact (la “palazzina alloggi” sita in via Della Rovere).

Costo dei lavoria carico di INVIMIT SGR (denaro pubblico): 416.304,89Euro Iva esclusa, di cui: 408.488,47 soggetti a ribasso e 7.816,42 per oneri della sicurezza, non soggetti a ribasso (tratto dalla lettera di invito allagara, redatta da INVIMIT SGR, sull’area in oggetto e per i lavori indicati, del20 marzo 2018).

Per i lavori di demolizione, che cominceranno presumibilmente nel mese di gennaio 2019, è in corso un bando ad evidenza pubblica per l’assegnazione del relativo appalto.

Costo delle demolizioni a carico di INVIMIT (e quindi della collettività): 1.769.697,12 Euro Iva esclusa, di cui: 1.732.476,54 soggetti a ribasso e 37.220,69 per oneri della sicurezza, non soggetti a ribasso (tratto dalla lettera di invito alla gara, redatta da INVIMIT SGR, per la demolizione degli edifici in oggetto, nondatata).

Può servirericordare che la demolizione totale dei Magazzini di Baggio fa seguito “all’invito” in tal senso fatto dalla Prefettura di Milano a INVIMIT SGR, a metà gennaio 2018, per motivi di sicurezza e ordine pubblico e per rispondere alle “segnalazioni di diversi cittadini, volte alla messa in sicurezza dello stesso compendio” ricevute dall’Amministrazione comunale e accolte di buongrado dai soggetti interessati.

Mentre il parere di migliaia di cittadini che chiedono di non privatizzare l’area, di no ndemolire i magazzini dismessi in virtù del loro ottimo stato di conservazione, ed anzi di recuperarli attraverso il loro grandissimo potenziale in termini dipubblica utilità, assieme agli altri 400.000 mq. dell’area, viene orgogliosamente ignorato dalla medesima Amministrazione.

 Unprovvedimento, quello della demolizione, di cui non risultano precedenti analoghi e che segnerebbe la sconfitta delle Istituzioni e l’ammissione della loro incapacità di presidiare il territorio, se le motivazioni dichiarate corrispondessero al vero.

Con la“Determina a Contrarre” n. 728, approvata dal CDA di INVIMIT SGR e datata 1agosto 2018, viene avviato ufficialmente l’iter per la demolizione totale del complesso “Magazzini di Baggio”.

 Lavori che,nello stesso documento a firma dell’Amministratore Delegato Elisabetta Spitz, vengono classificati come di banale “manutenzione ordinaria” e a seguito di un ainteressante interpretazione della normativa vigente, descritta sulla stessa Determina, non sono soggetti all’attribuzione del CUP (Codice Unico Progetto) in quanto “le risorse dei fondi utilizzate per i lavori dagli stessi disposti non sono direttamente riconducibili ai finanziamenti a carico di bilanci pubblici”.

Le disposizioni finali della stessa Delibera stabiliscono: […] “- di indicare il fase di acquisizione del Codice Identificativo di Gara (di seguito solo “CIG”) tramite il Sistema Informativo Monitoraggio Gare gestito dall’Autorità Nazionale AntiCorruzione la tipologia di lavori “Manutenzione ordinaria”, in quanto il sistema richiede l’acquisizione del codice CUP in caso di interventi di demolizione;” […]

 La mattina del 3settembre, infine, è finalmente apparso il cartello di cantiere dell’impresa DAF che aspettavamo e che ci offre ulteriori informazioni e conferme sulle reali intenzioni che gravano sull’area di Piazza d’Armi.

Al di là della disinvoltura con cui, a seconda delle convenienze, si decide di indossare ilregime di Diritto Privato, piuttosto che quello di Diritto Pubblico, come fosseuna questione di abbinamento gemelli con il doppio petto gessato: appare sempre più chiaro il destino che le decisioni già prese da INVIMIT SGR e Comune diMilano, hanno riservato alla Piazza d’Armi e ai suoi Magazzini di Baggio.

Sul cartello di cantiere, infatti, assieme al nome dell’impresa DAF s.r.l. Compare, senza specificare se in qualità di sub appaltante o altro, quello di Prelios Integra S.p.A. (ex Pirelli Real Estate S.p.A. e attualmente detenuta al 100% da Lavaredo S.p.A.) leader nel settore dei servizi immobiliari integrati, sopratutto in chiave di asset finanziari e SGR come INVIMIT.

Per la cronaca, Prelios Integra S.p.A. si è aggiudicata, attraverso una gara ad evidenza pubblica, anche l’appalto per la gestione del fondo “i3-INPS”, conferito dall’INPS e dallo Stato a INVIMIT SGR, con l’incarico di “Property Manager”.

La netta impressione che si ricava dal quadro d’insieme, in assenza di un progetto di riqualificazione, senza acquirenti interessati e con il nuovo PGT “Milano 2030”(che se va bene verrà approvato all’inizio del prossimo anno), è quella di un’operazione di bonifica e implementazione dell’appetibilità dell’area intermini immobiliari, a spese della collettività e ad esclusivo beneficio degliipotetici futuri speculatori privati.

A seguito degli ultimi sviluppi il Coordinamento per la Difesa di Piazza d’Armi ha quindiintensificato la sua mobilitazione facendo presente all’Assessore Maran, attraverso un comunicato stampa del 9 agosto, che ogni decisione in merito al destino di Piazza d’Armi e dei suoi magazzini, deve passare attraverso unprocesso decisionale che coinvolga i cittadini, le associazioni e i comitatiche da anni si impegnano per la tutela dell’area e che ponga la prioritàsull’interesse pubblico rispetto all’interesse privato.

Nel mese di settembre si terrà un’Assemblea Pubblica per informare la cittadinanza inmerito agli ultimi sviluppi ed alle conseguenti azioni intraprese dal Coordinamento a livello legale e istituzionale.

Si definiranno inoltre le iniziative da intraprendere nei prossimi mesi affinché il futuro di Piazza d’Armi passi attraverso un processo partecipativo che coinvolga lacittadinanza.

Le date dell’Assemblea e di tutte le prossime iniziative del Coordinamento, verranno pubblicate sulla pagina Facebook “Difendiamo Piazza d’Armi”.

A.D.M. per Off Topic


1: il Comune di Baggio divenne parte del Comune di Milano con il Regio Decreto nr. 1912 del 2 settembre 1923.