Dalla montagna alla città: giochi insostenibili

Avevamo dichiarato che in occasione del World Congress for Climate Justice (WCCJ) sarebbe stata rotta la “pax olimpica”: così è stato. Insieme a più di 500 attivist* dell’Assemblea Metropolitana “Giochi Insostenibili” e internazionali dei movimenti ecologisti presenti in città per il Congresso, ci siamo ripres* in maniera spontanea, gioiosa,e determinata, a piedi e in bicicletta, le trafficate e  inquinate strade di Milano. Siamo partit* in corteo dall’Università Statale, luogo dove si è svolto il WCCJ, e ci siamo dirett* su Corso di Porta Romana, Corso Lodi, con cartelli, striscioni e cori che raccontavano le molte lotte, di Italia e del mondo, che negli ultimi giorni si sono incontrate. Il corteo è poi arrivato nel luogo simbolo  del “modello Milano” in ambito di sviluppo urbano e centro delle prossime Olimpiadi 2026: lo Scalo Romana, dove al suo interno sorgerà appunto il Villaggio Olimpico.

Il corteo è riuscito a forzare l’ingresso lungo Viale Isonzo, occupando il cantiere dove si è svolta un’assemblea sulle esperienze e percorsi attivi dai territori locali  e internazionali, per confrontarsi su come fronteggiare il paradigma olimpico rompere la narrazione celebrativa e la già scricchiolante macchina del consenso al Grande evento. Mentre all’interno si svolgeva un partecipato dibattito, all’esterno attivist* dell’Assemblea “Giochi Pericolosi” realizzavano scritte e appendevano striscioni e cartelli sulla recinzione del cantiere.

L’assemblea ha evidenziato come le Olimpiadi non abbiano più nulla a che fare con lo sport, ma, al contrario, ne determinano la crisi, sottraendo risorse pubbliche nei Paesi ospitanti alla pratica sportiva dal basso, e  come siano solo una macchina per muovere  capitali e trasformare città e territori. In questo senso sono paradigma dell’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo. In una parola: indesiderabili, a causa dei costi sociali e ambientali che lasciano come unica eredità debito pubblico, devastazione ambientale e città sempre più a misura di ricchi (come si prospetta proprio a Milano, dove il quartiere popolare di Corvetto adiacente allo scalo Romana sta registrando il maggiore rialzo dei valori immobiliari in una metropoli dove la casa è sempre più bene speculativo e merce da mercato). 

L’insostenibilità che è propria anche di Milano-Cortina 2026 ha fatto nascere e crescere diversi movimenti e comitati da Milano alla Valtellina, da Venezia a Cortina, che stanno ribaltando la retorica dei Giochi più “green” di sempre e a costo zero (siamo a oltre 3 mld di euro di costi pubblici delle sole opere collegate all’evento, senza contare tutto il corollario di infrastrutture, in uan dinamica di costante rialzo per i ritardi registrati).

A Milano le Olimpiadi si inseriscono nel solco del processo già avviato con Expo2015, fungendo da acceleratore di dinamiche già in atto comei turistificazione della città e la gentrificazione di quartieri e zone popolari, svendendo la città pubblica e aumentando il consumo di suolo.
Nelle valli alpine, oltre agli impianti inutili per le gare (come la pista da bob a Cortina che sembrerebbe fortunatamente cancellata dalle opere previste anche grazie alle mobilitazioni degli scorsi mesi), è un proliferare di progetti per nuovi impianti di risalita, resort, bacini idrici e sistemi per l’innevamento artificiale, e non solo nelle zone interessate dai Giochi, a riproporre un modello di sfruttamento delle Terre Alte non più sopportabile dall’ambiente e dalle popolazioni.

In conclusione, una bella giornata di mobilitazione ha portato per le strade della città un racconto diverso del prossimo saccheggio olimpico, mostrando la presenza anche a Milano di una opposizione al grande evento, riportando il tema dell’insostenibilità dei grandi eventi all’interno del dibattito pubblico di una città che ne vorrebbe invece fare il principale motore di “sviluppo” economico.. Non è però stato che un debutto: prossimo appuntamento (che si vorrebbe nuovamente internazionale, ma tutto da costruire), il prossimo 6 febbraio. A due anni esatti dall’inizio dei Giochi Olimpici 2026 prenderà forma una nuova giornata di mobilitazione di tutti i territori interessati da opere passate, presenti e future per le Olimpiadi, in difesa degli ecosistemi montani ed a sostegno, nei centri urbani, del Diritto alla Città.

Stay tuned!!!