Sei mesi fa, quando l’emergenza epidemiologica scoppiava in tutta la sua violenza; quando il lockdown e lo stato d’emergenza venivano imposti nel nuovo patto sociale della pandemia; quando si iniziavano a vedere i primi, possibili effetti sulla città e sulla normalità, e noi, la nostra parte – ma non solo: è stato tutto il tessuto vivo delle comunità di quartiere a rispondere -, presa inizialmente alla sprovvista da una situazione inedita rispondeva con il mutuo soccorso delle Brigate e con tentativi di analisi utili al dopo, ci interrogavamo proprio sul diritto alla città ai tempi del colera. Il pezzo che pubblicammo si chiudeva con la riflessione portata avanti da Franco Fortini sul significato sociale della peste di Manzoni:
la rivoluzione, ma non quella robespierriana con la sua fede nella perfettibilità indefinita dell’uomo, bensì quella della rivolta agraria, di tradizione secolare, quella che deve divellere le pietre di confine della proprietà. La traduzione in italiano della rivoluzione francese appariva innanzitutto … la rivoluzione sociale, dunque della guerra civile: il disordine supremo.

