Tra il 16 e il 17 Luglio è arrivata una nuova e più forte scossa del terremoto urbanistico che nell’ultimo anno sta colpendo il governo di Milano, a tutti i suoi livelli: non soltanto è stato colpito direttamente da richiesta di arresto – tutta da confermare – un esponente politico di primo piano, come l’assessore alla Rigenerazione urbana del Comune Giancarlo Tancredi; ma per la prima volta viene coinvolto anche il “sindaco ombra” e patròn di Coima Manfredi Catella e il “sindaco ufficiale” Beppe Sala.
Proviamo a muovere alcune considerazioni strettamente politiche, senza annunciare la “fine del dopo-Expo” o del modello Milano, perché ciò a cui stiamo assistendo è un colpo all’attuale sistema di potere, ma è troppo presto per dire se ne saranno intaccate alla base le sue premesse estrattiviste e privatizzatrici.

In primo luogo non siamo sorpresi da quanto sta emergendo dalle indagini e forse non serviva la magistratura per capire che, da Expo 2015 in poi, a Milano esiste una lobby finanziaria e immobiliare, che all’ombra delle parole di facciata “Green”, “Rigenerazione”, “Place to be” stesse facendo gli interessi di uno sparuto gruppo politico e privati a discapito di intere classi sociali e della città pubblica. Un sistema che la Procura ha descritto con le parole: “eversive degenerazioni dell’assessore Tancredi in sintonia con Sala”. Quel Tancredi, ex dirigente storico dell’urbanistica milanese e figura politica debole messa lì proprio da Sala, che ha voluto un tecnico in una posizione politica chiave.
Secondariamente, del fatto che i Tancredi e i Catella vadano in galera (ai domiciliari) o che il Sindaco venga condannato ci importa relativamente poco.
Crediamo invece sia molto più importante sfruttare lo spazio aperto dal terremoto giudiziario per chiedere e ottenere una moratoria completa ai molti progetti inaccettabili che gravano sulla città: siano essi i mega progetti come l’abbattimento e la ricostruzione dello stadio di San Siro , la grande operazione “Fili” voluta da Regione e Ferrovienord, la trasformazione di piazzale Loreto e gli altri progetti all’interno dei bandi C40 – Reinventing Cities e ciò che resta degli scali ferroviari; sia i piani “diffusi” per nuovi quartieri, studentati, riqualificazioni varie, oltre che la chiusura e privatizzazione degli impianti sportivi pubblici, a cominciare dalle piscine.

In particolare, acquista centralità la battaglia che con il resto del C.I.O. (Comitato insostenibili Olimpiadi) portiamo avanti da tempo per la messa in discussione dell’eredità dei Giochi invernali 2026 sull’area dello scalo di Porta Romana: da un lato occorre estromette Coima e gli altri soggetti privati, oggi dalla gestione del Villaggio Olimpico e nell’imminente futuro dal restante completamento dell’area residenziale privata; dall’altro prevedere lo stop della spesa pubblica per quelle opere non ancora realizzate, dirottando i fondi verso politiche abitative per i redditi bassi.
L’attuale inchiesta, infatti, non comprende tutto l’insieme delle operazioni che hanno rappresentato e tuttora costellano quella “incontrollata espansione urbanistica” con cui la procura meneghina sintetizza il risultato della prassi corruttiva teorizzata dall’accusa. Proprio il fatto che l’attuale terremoto parta dai tribunali e non dalle piazze o dai movimenti – sebbene sia ampio e variegato il fronte sociale e politico che, da sinistra e dal basso, denuncia da anni un governo della città indesiderabile per i più e appetibile per pochissimi – rischia di trasformare un’occasione di riappropriazione collettiva del territorio metropolitano in una ridefinizione di poteri. Ma a noi non interessa cambiare i sovrani del mattone e i loro servitori: noi vogliamo abbatterlo quel potere.
Sta a noi – a movimenti, comitati, sindacati inquilini e abitanti – dunque, rendere questa crepa una voragine. Dopo la proposta politica di moratoria e blocco generale sarebbe necessario individuare in maniera assembleare e orizzontale uno strumento, un metodo per ridefinire cosa sia “sviluppo”, o meglio “vita” in questa città: degli stati generali dal basso, o una specie di laboratorio permanente che disegni nuove regole e posizioni. Perché si affermi un diritto alla città nella sua forma più radicale: intervento diretto e realtà di (contro)potere dell* abitanti nella produzione e socializzazione dello spazio urbano.
p.s. Nel luglio del 2007, poco più di 18 anni fa, V33 (una occupazione studentesca da parte di ASSO – Assemblea Studenti Statale Occupata, avvenuta nel 2007, dello stabile in via Volturno 33, storica sede del PCI, per farne uno studentato popolare e ora abitazione di lusso) contestò la presentazione del progetto “Porta Nuova” con un allora ancora poco conosciuto Manfredi Catella. La battaglia contro la “nuova Isola”, sostenuta anche dai vecchi abitanti, non fermò purtroppo cementificazione e gentrificazione del “quartiere preambolo” del successivo “modello Milano”, ma fu ripresa e portata avanti anche dal nascente laboratorio politico Off Topic e da quell’occupazione plurale che dal 2012 è Piano Terra. A conferma che molte cose, a volerle guardare, erano chiare fin dall’inizio.



