Ecco perché non possiamo intervenire allo Zucchi di Monza

EXPOILo scorso venerdì siamo stati invitati, assieme ad un attivista del collettivo “Le lucciole”, ad intervenire all’interno di un’assemblea d’istituto al liceo Zucchi di Monza. Quello che segue non è il resoconto dell’iniziativa (saltata) ma il punto sull’accaduto, proposto dal nostro “relatore”.

Lettera aperta al preside Di Rienzo e a “Il cittadino MB”,Venti, ventisei, ventisette. Individuare la data giusta già non era cosa semplice, così non diedi attenzione alla curiosa richiesta del CV da parte della segreteria. Sono anni che il nostro tour in biblioteche e circoli, scuole e spazi sociali, università e sale conferenze, è partito. Raccontiamo un punto di vista anomalo sull’economia, gli immaginari, le eredità di Expo 2015, non ci siamo mai sottratti ad un confronto con la società stessa o relatori istituzionali. Pungiamo sui contenuti e puntiamo a svelare le contraddizioni e le nocività dei grandi-eventi come Expo, non è un segreto.
Proprio per questo abbiamo diritto di parola, perché non riteniamo che gli unici titolati ad intervenire sul futuro della città di Milano e del suo territorio siano i soggetti coinvolti a titolo politico o commerciale nel grande carrozzone dell’esposizione universale. Ad ogni modo non pensai troppo alla storia del CV. Poi l’incontro saltò a due giorni dalla data concordata: zero spiegazioni, solita seccatura. Questa mattina mi sveglio col telefono che suggerisce di visitare un link. Articolo de “Il cittadino MB” dal titolo “Monza: il consiglio del liceo dice no, stop all’incontro con il collettivo transgender“, in cui il preside giustifica la scelta di sbarrare le porte ai relatori perché non ritenuti validi. Quello che dimentica di ricordare, sono gli interessi che suggeriscono prudenza nell’offrire un dibattito ricco di narrazioni differenti. Intanto, però, ad essere intervistato è un anonimo consigliere regionale “in piedi” di Ncd, che svela presto il trucco: un collettivo queer ed uno esplicitamente “noexpo” non hanno diritto di parola nella scuola perché lo spazio pubblico è riservato ad expottimisti eteronormati..o si scatenerebbero polemiche inopportune. Piuttosto di fare un incontro a più voci, piuttosto di informarsi per benino, piuttosto di ammettere che il proprio endorsement per Expo 2015 non ammette contraddittorio, il duetto dirigente scolastico-consigliere chiude la partita soffocando l’iniziativa. O no?

Il preside di Rienzo si è reso complice di un atto omofobo e autoritario. Anzitutto la parola ad un collettivo che affronta le tematiche di genere (un esempio su tutti la campagna “WomenForExpo”) con una chiave di lettura opposta a quella dell’Expo che il sito web del suo istituto promuove con tanto slancio. Dal canto nostro, sull’idoneità del curriculum con cui lo stop è stato giustificato, ho una tesi di laurea magistrale su Expo, un libro collettivo sull’esposizione milanese scritto due anni fa nello zaino, domani sono invitato alla facoltà di economia dell’Università degli studi di Torino e tra qualche settimana al convegno del Forum italiano dei movimenti per l’acqua bene comune proprio a Milano, sempre sul medesimo tema. Peccato per l’intervista monocolore de “il cittadino” e peccato per le scuse che non ci sono ancora arrivate. Non appena il dirigente scolastico si accorgerà del passo falso, siamo pronti a tornare allo Zucchi a offrire (a titolo gratuito come va di moda oggi, s’intende!) un confronto non convenzionale sull’expo di cui forse sappiamo qualcosina in più di quel che immaginate.

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