
Nei giorni scorsi il Governo, all’interno del “Decreto Anticipi”, ha stanziato ulteriori 30 mln di euro a favore di CTS Eventim, la società organizzatrice di eventi (e proprietaria di Ticketone) che sta realizzando il PalaItalia, per coprire i gli extra-costi legati alla costruzione dell’impianto per le Olimpiadi 2026. Appare infatti poco credibile la causale utilizzata nel Decreto, “promozione di eventi sportivi futuri di interesse nazionale”, visto che il PalaItalia è stato progettato per diventare dopo le Olimpiadi un’arena per eventi e spettacoli (attività prevalente di CTS Eventim) da 15.000 posti e che solo una deroga del CONI farà si che potrà essere utilizzato per le competizioni olimpiche, in particolare per l’Hockey su ghiaccio, e comunque per una capienza massima di 5000 spettatori. Già ad agosto il Governo aveva stanziato altri 21 mln di euro sempre per coprire gli extra-costi. Il Comune di Milano a sua volta si è detto pronto a coprire i costi per le opere accessorie, strade temporanee, percorsi ciclo-pedonali, per l’accesso al palazzetto per qualche milione di euro.
Il tema degli extra-costi non riguarda solo il PalaItalia, ma interessa anche l’altro cantiere olimpico milanese, il Villaggio Olimpico allo Scalo Romana, facendo lievitare ben oltre le previsioni iniziali i costi a carico della spesa pubblica, come da prassi consolidata per grandi opere e grandi eventi. E non dimentichiamo che gran parte delle infrastrutture viabilistiche finanziate con la scusa delle Olimpiadi 2026 termineranno ben oltre la scadenza olimpica, con inevitabile lievitazione dei costi, grazie alla proroga fino al 2033 delle attività della Società Infrastrutture Milano-Cortina, cui fanno capo tutti i lavori per gli impianti e le opere previste nel dossier olimpico. Per il PalaItalia il costo iniziale di 200 mln è già cresciuto a 286 mln, con la differenza coperta appunto da Governo, per 51 mln, e Comune (anche se c’è discordanza sulla cifra che il Comune dovrebbe versare). Nel caso del Villaggio Olimpico, i 100 mln di spesa iniziale previsti sono cresciuti del 30% e Cassa Depositi e Prestiti (ossia comunque un’istituzione finanziaria dello Stato) ha già anticipato 50 mln a fronte dell’impegno di Coima, lo sviluppatore dell’area dello Scalo Romana insieme a Fondazione Prada e Covivio, ad aumentare i posti convenzionati nello studentato realizzato convertendo gli alloggi del Villaggio Olimpico, alla “tariffa agevolata” di 600 € al mese per una stanza in condivisione. Per coprire invece i 30 mln mancanti, il Governo ha dato possibilità a Comune di Milano e Regione Lombardia, con il Decreto Sport del luglio scorso, di coprire i maggiori oneri con la scusa dell’interesse pubblico, anche sotto forma di sgravi fiscali (occorre ricordare peraltro che gli sviluppatori privati hanno già avuto ampie agevolazioni sul valore di acquisto dell’area dello Scalo Romana e beneficiano degli irrisori oneri di urbanizzazione previsti dal Comune di Milano). Anche per il Villaggio Olimpico il Comune mette in dubbio le cifre da sborsare per i maggiori costi e li valuta in “soli” 13,6 mln.
Al di là di quali saranno le cifre finali che le casse pubbliche, statali o comunali, pagheranno agli imprenditori privati, resta un dato di fatto: quelli che dovevano essere i Giochi Invernali più sostenibili della storia e senza oneri per le finanze pubbliche, si confermano in realtà, e come previsto, insostenibili sotto tutti i punti di vista. Ambientale, per gli scempi a Cortina, Livigno e nelle vallate alpine interessate da nuovi percorsi stradali, spesso inutili per le comunità locali, e il consumo di suolo che alimentano. Sociale, per le crescente gentrificazione nei quartieri della periferia sud-est di Milano, accompagnata dalla crescente militarizzazione e profilazione razziale. Economico, con costi complessivi già oltre i 4 mld di euro a carico dello Stato e degli Enti Locali interessati e benefici alle imprese private. E lo sport? Quello serviva a smuovere soldi e abbindolare l’opinione pubblica, intanto a Milano palazzi del ghiaccio, impianti sportivi e piscine vengono lasciati nell’abbandono, chiusi o privatizzati, perché mancano i soldi per ristrutturazioni di pochi milioni di euro.
Non lasceremo passare nel silenzio tutto questo, non ci lasceremo schiacciare dalle macerie olimpiche. Riprendiamoci la città pubblica con la lotta, il post-olimpiadi comincia adesso.

