16.03 | La memoria è nelle lotte.

LA LOTTA NON SI ARRESTA
16 marzo 2019, la Milano antifascista e anticapitalista ricorda Dax.

Oggi come ieri la memoria è nelle lotte. Quelle stesse lotte che il Decreto Sicurezza sta provando a reprimere e criminalizzare attraverso maxi-operazioni poliziesche in tutta Italia. Si susseguono infatti sgomberi di spazi sociali e di occupazioni abitative, accompagnati da numerosi arresti di compagni/e con frequente ricorso a imputazioni relative a “reati associativi”. Ne è testimonianza recente l’attacco al Comitato Abitanti Giambellino Lorenteggio, impegnato nella lotta per la casa nello storico quartiere popolare milanese: oltre ai ripetuti sgomberi-sequestri della Base Popolare, nove sono i compagni/e accusati di “associazione a delinquere”. Sono poi cronaca di questi giorni lo sgombero dell’Asilo occupato a Torino e i sette arresti per “associazione sovversiva” eseguiti nell’ambito di un’inchiesta che punta a colpire la lotta ai CPR (la cui apertura in via Corelli costituisce una minaccia per la città di Milano).

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SCALO FARINI: il c.s. che annuncia la nostra “partecipazione”

SCALO FARINI: “Off Topic” entra a sorpresa nella partita per la definizione del Masterplan

Milano, 23/11/2018

 

 

Questa volta l’abbiamo fatta grossa, spingendoci più in là di quanto ci si aspetti da un laboratorio di attivismo e critica radicale della metropoli Milano. Abbiamo scavalcato mediatori e fanatici della dottrina neoliberista, buonismi di facciata dei primi e appetiti di profitto dei secondi, per proporci al tavolo con una proposta irriverente e al tempo stesso rigorosa nei confronti dei vincoli del bando pubblico.

Milano 2030 NON è la nostra città.

Si chiama Milano 2030 la vision che accompagna il nuovo Piano di Governo del Territorio del Comune di Milano. Presentato dall’assessore all’urbanistica Pierfrancesco Maran prima dell’estate, approvato dalla Giunta nei giorni scorsi, il nuovo PGT sta entrando ora nella fase decisiva dell’iter amministrativo che dovrebbe terminare a inizio 2019.

In linea con il mood prevalente da quando Beppe Sala è Sindaco di Milano, e nel solco del PGT vigente (frutto avvelenato delle giunte Moratti e Pisapia), il nuovo strumento urbanistico conferma una tendenza nociva per quanti abitano le periferie e attraversano la città per studio e lavoro, mentre coccola gli appetiti della brandizzazione a uso turistico. In questo solco leggiamo la candidatura ad ospitare le Olimpiadi invernali del 2026 e la dipartita della città pubblica. Leggi tutto “Milano 2030 NON è la nostra città.”

Il diritto alla città pubblica.

Lo scorso 17 ottobre siamo stati ospiti di una giornata dedicata al Diritto alla Città. Il nostro contributo (qui in originale) sarà pubblicato nel catalogo del mese del MACRO.

Il diritto alla città pubblica.

Da Lefebvre ad Harvey con raccomandata di ritorno: il caso Milano.

Il primo elemento d’interesse del Diritto alla città è legato all’opportunità, che questa chiave interpretativa del fatto urbano offre, di chiarire un equivoco senza tempo: gli attivisti, i gruppi, le coalizioni sociali che si battono nell’arena cittadina non hanno velleità di muovere “contro” la città, piuttosto dentro un perimetro definito da densità di azioni, relazioni e contraddizioni. Dunque all’interno di questa cornice teorica anche la lotta politica, nel suo riconoscere la presenza di vita all’ombra di architetture e sottoservizi, assume il valore di una dichiarazione d’affetto per quegli spazi che, attraverso la produzione di vita e l’esercizio della prossimità, assumono il tenore di luoghi.

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Macao: alziamo i decibel.

Il testo che abbiamo scritto contro lo sgombero di Macao. Letto a Milano, fuori da Palazzo Marino, in occasione del presidio dello scorso 5 ottobre.

Il fondo Comune di Milano I, destinato agli investitori istituzionali, è stato costituito nel 2008 e ha in portafoglio asset per 194 milioni di euro. Il fondo Comune di Milano II è stato invece lanciato nel 2010 e ha un valore di 123 milioni di di euro. Il comparto include 61 asset, con un’occupancy rate del 26%.

Bello questo concetto. Di base l’occupancy rate è il tasso di utilizzo (formale e non) di spazi, sul totale del pacchetto in dismissione. A me piace immaginarlo più come la riottosità di un territorio inselvatichito ad essere occupato da un nuovo feudatario. La città, fatevene una ragione, non è fatta solo di vuoti e di pieni, di giustizieri e mascalzoni, di guardie (a difesa della proprietà) e di ladri. Mentre la città esclusiva è per definizione escludente, la città che conosciamo e attraversiamo vive di zone di confine: margini geografici e “posture sociali” irriducibili ai concetti di decoro, legalità, giustizia…alla vostra stessa idea di bellezza.

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