Sulla Via d’Acqua l’arroganza di Expo piegata da chi lotta

Certo, dobbiamo aspettare venti giorni per capire davvero come Expo ha intenzione di modificare la Via d’Acqua.
Certo, qui mica smettiamo di alzarci alle 7 di mattina per andare a vegliare il sonno delle ruspe.
Certo, di Expo, Comune, commissari e sceriffi non ci fidiamo.
E certo, fino a quando ci saranno reti nei parchi ci sarà vento forte a soffiare la notte.

Ma diciamocelo: oggi l’arroganza di Expo 2015 si è piegata davanti a chi non abbassa la testa sotto al peso del mega evento.

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Quanto scrive Expo Spa segna un punto di non ritorno: “nel nuovo disegno la realizzazione dovrebbe limitarsi ad una pura opera idraulica che non interessa i parchi della corona urbana Ovest di Milano”. Tradotto: l’inutile, costoso, dannoso canale non passerà nei parchi dell’ovest milanese. Si ammette quello che diciamo da sempre: la Via d’Acqua è un opera idraulica senza alcuna utilità pubblica, funzionale solo agli interessi di Expo nei sei mesi di durata dell’Esposizione. Expo prende atto del fallimento della trattativa con i comitati, dicendoci che si erano dati il 31 gennaio come termine ultimo entro cui concluderla. In questi mesi abbiamo visto come hanno provato a dividere i #NoCanal tra buoni e cattivi, tra chi voleva trattare e chi era per il no a prescindere. Hanno solo perso tempo, arroganti ancora una volta, senza capire che le diverse sfumature e sensibilità in una lotta comune rendono solo più forti.
Loro invece forti non lo sono, e come potrebbero esserlo? Stanno cercando di venderci un evento che produce solo nocività, precarietà e debito pubblico. Si facciano furbi, facciano un passo indietro anche su Expo: quei 10 miliardi pubblici possono essere spesi in altro modo.
Noi intanto vigileremo, l’abbiamo detto: non ci fidiamo di queste persone.
Con i nostri #spaventaruspe, nei parchi, a denunciare le nefandezze di Expo 2015.

NoCanal: sotto il ponte di via Novara l’acqua non scorre

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Un migliaio di cittadini ha riempito questa domenica le strade e i parchi dei quartieri Baggio e Gallaratese per dire no alla via d’acqua, il progetto di Expo2015 ostile al verde pubblico, generatore di debito e di potenziali speculazioni edilizie, oltre che brutto ed inutile. Di questi quattro mesi il blocco dei cantieri e la fallita trattativa col Comune di Milano (più che con l’intrattabile Expo SpA) sono stati i momenti più visibili di un processo politico meno visibile in cui, attraverso la condivisione di saperi, di sforzi, di spazi e di bisogni una rete di cittadini prevalentemente abitanti in zona (ma non solo), una parte della città, ha deciso di dire no ad un progetto specifico di Expo 2015 opponendosi di conseguenza alla logica padronale che la società amministratrice del grande evento (su delega delle giunte locali) vuole imporre a tutto il territorio vittima dell’accadimento planetario.

Con l’aiuto del primo #spaventaruspe, il nuovo supereroe che ci proteggerà dall’irruenza delle recinzioni che già deturpano quattro parchi, il movimento NoCanal è destinato a crescere ed a diventare soggetto determinante in difesa dei quartieri vittime del sopruso e del resto della metropoli che si trova a pagare l’intera operazione di Expo (e dei debiti che ci lascerà in eredità).

I prossimi passaggi, a partire dall’assemblea pubblica in via degli Ulivi 2 – Arci Olmi e dai presidi che in settimana si focalizzeranno sul parco Pertini, scriveranno una storia che Comune di Milano ed Expo Spa pensavano fosse chiusa e che invece è ancora tutta da definire.

Siamo tutti sintonizzati, siamo tutti NoCanal!

e il 22 febbraio..

Tutti i NoExpo al corteo #NoCanal

Scarpe comode, mantella, thermos pieno e la consapevolezza che possiamo ancora dare molto fastidio a Expo 2015, alle imprese che stanno distruggendo i parchi del nord-ovest milanese dando materialità al progetto chiamato “via d’acqua” e alla balbettante giunta Pisapia.

1601560_456456084480950_992967718_nCon questi attrezzi, da più di tre mesi, presidiamo i cantieri aperti dalla Maltauro di Vicenza e dalla Tagliabue di Paderno Dugnano, a Parco Trenno come in via Cancano a Baggio o in via Caldera a Quinto Romano; volantiniamo nei mercati dei quartieri interessati e manifestiamo sotto Palazzo Marino o in via Rovello, sede legale di Expo 2015. Leggi tutto “Tutti i NoExpo al corteo #NoCanal”

Una schifezza chiamata Via d’Acqua: il film non cambia.

Lo dicevamo nel 2008 quando Milano si è aggiudicata Expo, l’abbiamo ripetuto in questi cinque anni, lo diciamo con ancora più forza oggi supportati dalle schifezze che giorno dopo giorno spuntano davanti ai nostri occhi: Expo 2015 è un evento nocivo che genera debito, cemento e precarietà, che utilizza poteri speciali per imporre le sue decisioni, che alimenta le mafie criminali e politiche.

La Via d’Acqua è il caso da manuale che sintetizza le nefandezze di Expo: un’opera inutile, dannosa, costosa, nociva, calata dall’alto senza tenere minimamente in considerazione il contesto paesaggistico e umano dentro cui voleva inserirsi.

La rete dell’Attitudine No Expo si è opposta fin da subito a questa patacca venduta come oro: nel 2008/2010 quando ancora si usava il plurale “le Vie d’Acqua” e il sogno era quello dei canali navigabili della “Milano come Venezia”, e nel 2012 quando i signori di Expo sono stati costretti a dirottare verso una più modesta “Via d’Acqua” al singolare. Modesta ma altrettanto nociva.

Come rete No Expo siamo stati parte della lotta parco-per-parco di questi ultimi quattro mesi dentro al percorso del comitato No Canal. Abbiamo portato il nostro contributo critico e informato sul mega-evento del 2015, avendo ben chiaro che l’orizzonte della lotta andava ben oltre i parchi devastati dalla Via d’Acqua. Quei parchi per noi sono l’equivalente delle case attraversate dall’autostrada Rho-Monza a Paderno Dugnano, sono il parco della Lura danneggiato dalle vasche anti-allagamento del sito di Expo, sono i terreni agricoli rovinati per sempre dalla Teem, sono le ultime cascine del nord-ovest milanese sfrattate dal mega-evento, e potremmo andare avanti ancora per un bel po’. C’eravamo all’alba del 10 dicembre quando insieme a decine di cittadini del gallaratese abbiamo fermato la ruspa di Expo dentro al parco Trenno, eravamo in mezzo al fiume blu che ha abbattuto le reti arancioni come un fiume in piena in una assolato sabato pomeriggio d’autunno, c’eravamo ai volantinaggi ai mercati e ai presidi davanti a Palazzo Marino e alla sede di Expo.

Ora l’assemblea del comitato No Canal ha deciso con un voto a maggioranza di accettare le modifiche al tracciato proposte da Expo Spa, Comune di Milano ed MM sui soli parchi di Trenno e Pertini, con una logica più simile a una trattativa sindacale che a una lotta popolare.

Avere costretto il gigante Expo a rivedere un po’ dei suoi programmi è sicuramente un risultato apprezzabile e che dimostra, ancora una volta, che solo la lotta e la partecipazione critica possono portare a dei risultati. Ma proprio per questo non possiamo accontentarci ed essere complici della realizzazione di un’opera e di un evento che mantiene tutte le nocività iniziali: lo sperpero di soldi pubblici, 89milioni di euro per la Via d’Acqua e oltre 10 miliardi per Expo, il danneggiamento dei parchi dentro cui entreranno le ruspe per sotterrare il tubo, l’uso disinvolto dei poteri speciali del commissario che ha declassato il livello degli inquinanti per cercare di aggirare le bonifiche, il ricatto di via Quarenghi dove la bonifica dell’area è stata condizionata alla realizzazione del canale pur essendo un atto dovuto e non un punto di mediazione, i lavori affidati a una ditta già sotto indagine per altri lavori in giro per l’Italia.

Come possiamo tornare nelle nostre case sapendo tutte queste cose? Come possiamo stringere accordi al ribasso con chi confonde partecipazione con imposizione e propaganda?

Expo 2015 è un castello di carta che prometteva Vie d’Acqua e Vie di Terra e oggi ripiega, smentendo se stesso, su un canale semi-interrato come una fogna qualunque.

Noi siamo e saremo No Expo e No Canal, agendo da No Expo e No Canal. E siamo sicuri che incroceremo di nuovo le centinaia di persone conosciute in questi mesi, accordo o non accordo.

A partire già da lunedì 27 gennaio, ore 7, in via Caldera, a Quinto Romano, dove le ruspe stanno lavorando incuranti della trattativa.

Ci si rivede nei parchi: tra ruspa e albero sappiamo da che parte stare.

Rete No Expo