Cronache n. 03 | Smart City and Small Data

Almeno 5 torri di controllo vigilano sul sito espositivo.
La smart city è un grande accumulatore di numeri, cifre, umori e passioni, tutte dotate di barcode.
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Sono le 10 del mattino, mi reco davanti ai cancelli. Anzi, ai “gheit”. Le file sono importanti. Le procedure d’ingresso sono più accurate che in un aeroporto. In effetti la velocità della fila è inferiore a quella di Malpensa.
Passa un’ora e mezza. I cancelli sono vuoti, deserti. Quel che è stato è stato, anche in questa giornata chi doveva entrare è entrato. Ed ha pagato con CartaSi. Ora per i cancelli cala un disinteresse giornalistico che solo l’apertura serale potrà riattivare.
Quante persone vengono in questo luogo ogni giorno? La risposta pare impossibile.
“Non cadiamo nel tranello del flop”, disse più o meno il commissario unico, affermando la necessità di nascondere i dati sensibili delle entrate per migliorare la pubblicità del prodotto. Altri modi per ragionare sugli afflussi ci sono, la richiesta d’occultamento dati però s’espande pure sul dato della frequentazione dei mezzi pubblici e dello smaltimento rifiuti.
Prima che la danza dei numeri su Expo divenga il tormentone dell’estate, l’spa che regna sull’esposizione universale dirama con grande entusiasmo i numeri del primo mese: un successo!
Non riesco a capire quindi tutto questo entusiasmo: in pratica è matematica certezza il non raggiungimento degli obiettivi minimi iniziali, si festeggia però l’averci provato. L’aver ottenuto comunque i 15 minuti di gloria che ognuno nella democrazia del consumo dovrebbe avere. L’aver fatto qualcosa di grande, di importante per l’onore della propria città, del proprio paese. Chi rema contro è un bastian contrario di natura, è un gufo, è triste. Chi rema contro preferisce non giocare la partita.
Chi cerca chiarezza sui numeri di Expo, però, non lo fa per gioco. Lo fa perché sul(le stime del) numero di visitatori si son mossi milioni di metri cubi di terra, si sono costruite enormi infrastrutture oggi semideserte (BreBeMi e soci), è stata cambiata non solo la faccia ma la natura di una città il cui futuro sembra consegnato esclusivamente allo spettacolo delle torri finanziarie, al consumo di suolo, ai parcheggi deserti al posto di attività produttive. I numeri di Expo sono stati il piede di porco attraverso cui una fetta importante di città è stata sventrata e poi ricostruita, in prospettiva di fare una bella figura per 6 mesi. Oggi questi numeri vengono ridotti a mero argomento di discussione da bar attraverso cui una parte del paese taccia di pessimismo (o di gufismo) chiunque voglia raccontare un’altra storia.
La questione dei numeri, però, cela il valore degli investimenti e le ricadute sul territorio. Numeri che offrono una lettura qualitativa dell’impianto Expo, numeri che impattano in maniera drammatica sul dopo Expo, per il quale non esiste nemmeno il piglio delle stime ottimistiche ed il sistema spettacolare del mega-evanto a sostegno.
Vedo un signore con in mano una bandiera bizzarra: l’uomo vitruviano dotato di maschera antigas. “La critica ad Expo2015 non è estetica, anche se l’esposizione mostra di sé lati veramente brutti. Il nostro ragionamento verte sulla progettualità indotta dalla logica del mega-evento, sulle ricadute che questo modello ha sul territorio. Sull’utilizzo delle stime di parziali previsioni economiche per stimolare trasformazioni territoriali ad una dimensione”.
Per arrivare a comprendere l’impatto del mega-evento sul territorio non è necessario fare i turisti per caso. Ciò che è necessario è restituire il dibattito alla sua originaria realtà: perché invadere il nostro futuro per mezzo di un evento difficilmente fortunato?
A quel punto potremmo tornare a parlare di numeri.

Cronache n. 02 | Grandi previsioni, grandi responsabilità

A grandi previsioni corrispondono grandi responsabilità

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Pensavo che lo scroscio temporalesco notturno m’avesse rinfrescato le idee, giunto nella gabbia di cemento di piazza Duomo tutto ritorna ad offuscarsi. Il centro di Milano in estate è un microonde. Il Duomo offre un momento di refrigerio ma per entrarvi ora si deve pagare. I fucili dei militari ne difendono i confini, a lato s’intravedono camionette pronte a partire nel caso i tedeschi tornino ad invaderci. Non c’è più la mela di Pistoletto: il sole ne aveva bruciato la parte superiore, la temporaneità dell’installazione era però forse già programmata. Mela ad evanescenza programmata, forse era questo il titolo dell’installazione.
Il picco turistico in centro a Milano, ad occhio, ogni anno avviene da fine aprile ad inizio giugno.
La città, anche nell’anno di Expo2015, pare esser sopravvissuta. Anche al tradizionale concerto di RadioItalia, che quest’anno ha sfoggiato il Liga. Anche all’arrivo del Giro d’Italia (evento Expo….) che come spesso capita è giunto a Milano ed ha incoronato il Pistolero, nonostante la crisi del Sestriere.
Mentre i flussi turistici in Duomo, nel mese di maggio, ad occhio potrebbero esser leggermente aumentati, oggi si torna alla calma piatta di questo periodo, in cui le scuole sono finite ma le vacanze in pratica non sono iniziate. Ora è il turno degli oratori, che da tutta Italia dovrebbero convergere a Milano in visita ad Expo e, se tutto va bene, un giro al Duomo se lo faranno.

Monta in città la polemica sui numeri reali di Expo, secretati dal commissario unico. Al di là degli ingressi nel sito, i flussi turistici sarebbero ricavati anche semplicemente dai passeggeri dei mezzi pubblici, dalla racconta rifiuti, dall’imposta di soggiorno, da dati quindi utili ad offrire un numero utilizzabile sia per ragionare sul mega-evento sia per ragionare sul suo indotto. L’unico numero invece che viene sbandierato ai quattro venti è l’aumento delle transazioni con carta di credito, frutto evidentemente della ristorazione hi-tech di Expo2015.
Cassieri di tutto il mondo, fatevene una ragione: questo è il motto di CartaSi, impegnata come tutti ad offrire di sé un’immagine anche di sinistra, dalla parte dei lavoratori.
I commercianti milanesi però non ci stanno: i turisti promessi da Expo non esistono! Alcuni di noi addirittura stanno subendo cali nelle vendite!

Premesso che dei commercianti milanesi in sè, oggi per lo più gestori di negozi in franchising, nutro lo stesso interesse che posso avere per una pinzatrice inceppata, ricordo che la questione dell’indotto Expo è fondamentale per riuscire ad orientare le mie future indagini. L’Università Bocconi, per la campagna elettorale della Moratti, presentò una ricerca i cui numeri fanno ancora girare la testa a molti milanesi, che continuano a ripetere il mantra della grande occasione come se fosse il salmo responsoriale che prelude la tanto attesa fine della liturgia. L’expoentusiasmo suscitato da questi numeri sparati a caso, su cui mi soffermerò la prossima settimana, si è concretizzato materialmente nell’apertura di numerose nuove attività commerciali. A tema cibo ovviamente. Solo in via santa margherita se ne contano tre. Queste nuove attività, banalmente, hanno allargato il campo dell’offerta mentre il campo della domanda, in realtà, non si è altrettanto allargato. Certo, c’è Expoincittà ad offrire eventi impedibili come l’Aperitivo Svizzero ed il Fashion Show del Gruppo Coin.. Ci sono i Navigli che soprattutto il fine settimana sono pieni, ma in quale dimensione i locali di Darsena e limitrofi non sono pieni d’estate? Senza considerare poi la concorrenza spietata di Expo2015 ed i suoi splendidi e costosissimi ristoranti, senza considerare le dimensioni del sito expo che costringono il visitatore ad impiegare (questo a detta degli organizzatori, non dei detrattori) più giorni per la visita, giorni inevitabilmente sottratti alla visita della città. Senza considerare il fatto che all’interno del sito Expo non esiste alcuna promozione reale della città che sta ospitando l’evento, poiché nel libero mercato è un competitor della città di Milano. L’unico incremento consistente pare quindi essere quello degli alberghi del nordovest, in zona Expo quindi, incremento che potrà essere capitalizzato anche dopo expo visto che su quei terreni, ancora una volta, importanti università milanesi stanno ragionando sul che fare dopo l’esposizione universale. Il prossimo anno le macerie di Expo potrebbero sedurre nuovamente milioni di visitatori, oppure è solamente un’ipotesi azzardata formulata in una giornata di sole acido a pochi metri dall’ombra del padiglione Zero.

La polemica inerente le aperture serali da prolungare ha reso evidente un nervo scoperto portando in piazza lo scontro degli interessi dei commercianti milanesi con quelli del sistema expo strettamente inteso. Un giro in centro, una passeggiata nella movida, un salto al mercato metropolitano, una foto alla nuova Darsena ed ai suoi splendidi mattoncini rosa mi hanno reso evidente quello che sulla carte era prevedibile da tempo: a grandi previsioni corrispondono grandi responsabilità.
I numeri di Expo riusciranno a ribaltare la frittata? Lasciatemi una settimana di tempo per indagare…..

Appendice:
Comunicato della rete NoExpo sui licenziamenti Expo e sul filtro della questura (ci mettiamo il titolo giusto ovviamente ora sono parzialmente scollegato e non riesco a reperirlo)

 

Appendicite:

Opinioni moderate dal versante modaiolo
Il solito Barbacetto
Ai confini di Expo: l’obesità si può combattere anche quando pare non esserci più speranza
ExpoInCittà: 34683 (,38 periodico) appuntamenti: anche solo per sbaglio può essere che vi parteciperai. Non farti troppe domande, inserisciti nel vortice del divertimento culturistico!
Gli svizzeri rosiconi vanno a verificare l’esattezza delle critiche NoExpo su numeri e biglietti venduti.

Cronache n. 01 | La minaccia fantasma

Dopo avervi offerto il bollettino NoExpo, appuntamento settimanale in cui, attraverso brevi report, abbiamo accompagnato il passo stanco del mega-evento verso la giornata di apertura e l’altrettanto stanco passo del militante NoExpo verso la contestazione del primo maggio, vi offriamo da oggi, ogni mercoledì, le cronache del Decumano: una sorta di resoconto dalla città vetrina del nostro inviato Felix Magath.

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Cronache dal Decumano

La minaccia fantasma
Una linea retta è il culmine della sperimentazione architettonica milanese. Leggi tutto “Cronache n. 01 | La minaccia fantasma”

Lavoro anch’io. No, tu no. Ma come..la Coop non ero io?

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Un giovane lavoratore firma per un contratto trimestrale con Coop Lombardia all’interno del sito Expo 2015. Arriva il 30 aprile. A un giorno dall’ingresso in servizio, e a seguito da un brevissimo percorso di formazione, viene convocato dal datore che gli dice “salta tutto, grazie comunque”. A nessuno piace la precarietà ma immaginatevi nei panni di chi, incensurato, viene lasciato a casa a 24 ore dall’ingresso in servizio senza alcuna spiegazione. Leggi tutto “Lavoro anch’io. No, tu no. Ma come..la Coop non ero io?”