
L’8 ottobre per un attimo la coltrina di fumo e nebbia che avvolge i lavoratori sfruttati, sottopagati e precarizzati si è tinta di rosa shocking. Sotto ai riflettori della società dis-social, da un corridoio di luce, sono spuntati i rider di Foodora con le loro biciclette, le sacche brandizzate, i caschetti, le bandiere del Deliverance Project.
Sfilando per le strade di Torino, questi bike workers hanno preso parola raccontando a tutta la città prima e a tutti gli altri lavoratori dopo, una storia che era molto diversa da quella che raccontava la loro azienda, una narrazione fatta di cibo gourmet e di innovazione digitale, di economia di comfort, di startapp, di “messa a disposizione” e di meritocrazia. Quello che ci hanno restituito questi simpatici, quanto sfuggenti, lavoratori in sella, che tutti vedevano ma che nessuno aveva notato sino ad allora, è stata la fotografia delle loro condizioni di lavoro, di subalternità e di ricatto, dietro ai nuovi dispositivi di controllo, usati nei nuovi modelli di organizzazione del lavoro.
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