Il 29 novembre mancheranno poco più di 60 giorni all’inaugurazione delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026.
Convochiamo un’assemblea pubblica di convergenza e organizzazione delle mobilitazioni di febbraio, marzo e aprile 2026: dall’inaugurazione dei Giochi olimpici il 6 febbraio alla conclusione delle ParaOlimpiadi, fino al periodo successivo, perché il saccheggio di Milano, Cortina e dei 400km di arco alpino che subisce il grande evento non termina con la sua fine e così la nostra lotta sull’eredità olimpica nei quartieri e nei territori di montagna.
Nei giorni scorsi il Governo, all’interno del “Decreto Anticipi”, ha stanziato ulteriori 30 mln di euro a favore di CTS Eventim, la società organizzatrice di eventi (e proprietaria di Ticketone) che sta realizzando il PalaItalia, per coprire i gli extra-costi legati alla costruzione dell’impianto per le Olimpiadi 2026. Appare infatti poco credibile la causale utilizzata nel Decreto, “promozione di eventi sportivi futuri di interesse nazionale”, visto che il PalaItalia è stato progettato per diventare dopo le Olimpiadi un’arena per eventi e spettacoli (attività prevalente di CTS Eventim) da 15.000 posti e che solo una deroga del CONI farà si che potrà essere utilizzato per le competizioni olimpiche, in particolare per l’Hockey su ghiaccio, e comunque per una capienza massima di 5000 spettatori. Già ad agosto il Governo aveva stanziato altri 21 mln di euro sempre per coprire gli extra-costi. Il Comune di Milano a sua volta si è detto pronto a coprire i costi per le opere accessorie, strade temporanee, percorsi ciclo-pedonali, per l’accesso al palazzetto per qualche milione di euro.
L’occupazione del “Pirellino” di Coima, durante la manifestazione 6 settembre
Il direttivo del Leoncavallo SPA ha condiviso una lettera pubblica per invitare i movimenti, l’associazionismo, gli spazi occupati a un’assemblea mercoledì 22 ottobre in cui illustrare la propria proposta per il futuro dei centri sociali. Un testo che presenta con toni generali la legittima necessità di trovare una soluzione di sopravvivenza dopo lo sgombero subito, presupponendo che la modalità scelta per farlo avrà un impatto necessariamente positivo sugli spazi sociali, occupati o meno, della città. Riteniamo i contenuti e le argomentazioni esposte un pesante passo indietro rispetto alle mobilitazioni degli ultimi due mesi e in particolare l’esplosione di un movimento di massa contro il genocidio a Gaza e in Palestina da parte dello Stato sionista di Israele.
We use cookies to ensure that we give you the best experience on our website. If you continue to use this site we will assume that you are happy with it.OkRead more