Assemblea pubblica verso le giornate di contestazione alle insostenibili Olimpiadi | 29 novembre | ore 10:30 | Università Statale di Milano

Il 29 novembre mancheranno poco più di 60 giorni all’inaugurazione delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. 

Convochiamo un’assemblea pubblica di convergenza e organizzazione delle mobilitazioni di febbraio, marzo e aprile 2026: dall’inaugurazione dei Giochi olimpici il 6 febbraio alla conclusione delle ParaOlimpiadi, fino al periodo successivo, perché  il saccheggio di Milano, Cortina e dei 400km di arco alpino che subisce il grande evento non termina con la sua fine e così la nostra lotta sull’eredità olimpica nei quartieri e nei territori di montagna.

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Liberiamo tutto. Una risposta alla proposta politica del Leoncavallo SPA

L’occupazione del “Pirellino” di Coima, durante la manifestazione 6 settembre

Il direttivo del Leoncavallo SPA ha condiviso una lettera pubblica per invitare i movimenti, l’associazionismo, gli spazi occupati a un’assemblea mercoledì 22 ottobre in cui illustrare la propria proposta per il futuro dei centri sociali. Un testo che presenta con toni generali la legittima necessità di trovare una soluzione di sopravvivenza dopo lo sgombero subito, presupponendo che la modalità scelta per farlo avrà un impatto necessariamente positivo sugli spazi sociali, occupati o meno, della città. Riteniamo i contenuti e le argomentazioni esposte un pesante passo indietro rispetto alle mobilitazioni degli ultimi due mesi e in particolare l’esplosione di un movimento di massa contro il genocidio a Gaza e in Palestina da parte dello Stato sionista di Israele.

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Milano, ore 12: tutt* in piazza contro i padroni della città

Perché la giornata di lotta e mobilitazione per dire “Giù le mani dalla città” domani inizia alle ore 12 in piazza Duca d’Aosta, da cui con un corteo autonomo raggiungeremo la manifestazione generale delle 14 in Porta Venezia. Un invito a raggiungerci.

Domani, 6 settembre, scenderemo in piazza. O meglio: nella doppia piazza che – per fortuna – si è profilata negli scorsi giorni. Da subito abbiamo aderito all’assemblea plurale di centri sociali, collettività antagoniste e spazi autogestiti che ha lanciato il concentramento alle 12 in piazza Duca d’Aosta con le parole d’ordine Contro la città dei padroni. Casa, solidarietà, accoglienza, autogestione.

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Contro la città dei padroni
Casa, solidarietà, accoglienza, autogestione

Le lotte vive scendono in piazza.
Corteo H12 da Piazza Duca d’Aosta a Porta Venezia

Sabato 6 Settembre scenderemo in piazza contro lo sgombero del Leoncavallo per rivendicare lo strumento dell’occupazione e perché crediamo che difendere la memoria militante del Leoncavallo significhi difendere gli spazi e le lotte di oggi.

L’appuntamento delle 14 a Porta Venezia non può essere sufficiente. Come lotte vive di questa città, vogliamo puntare il dito CONTRO LA CITTÀ DEI PADRONI. Contro la loro arroganza, la loro violenza liberticida, la loro sete di potere e denaro.
Vogliamo dimostrare che Milano non è tutta come vorrebbero loro: una città grigia di cemento, acciaio e vetro, su misura di ricco. La Milano che chiamiamo in piazza è viva, colorata e moltitudinaria. La Milano degli Spazi Sociali, una Milano capace di dire a gran voce e senza timore: “Questa città di chi pensi che sia?”

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Casa, solidarietà, accoglienza, autogestione”

Alcune questioni politiche fondamentali verso il corteo del 6 settembre

Lo sgombero del Leoncavallo è stato sicuramente un evento chiarificatore e dirimente: non tanto perché mette fine all’antagonismo in città o alla lunga storia del Leo – in molti l’hanno ricostruita in questi giorni ed è evidente che non si possa parlare di un solo Leoncavallo (come è forse inevitabile fosse per una storia politica lunga 50 anni), ma di diversi succedutisi tra loro sotto molto aspetti con profonde soluzioni di continuità, dall’antagonismo del primo ventennio fino alla svolta “istituzionale” successiva; nemmeno perché rappresenterebbe una sorta di “anno zero” rispetto agli sgomberi e all’attacco agli spazi sociali, a Milano come nel resto del Paese. È per il suo carico di storia e lo spazio occupato nell’immaginario collettivo, talmente pesanti che costringono ad affrontare ambiguità per troppo tempo taciute o messe in secondo piano per quieto vivere e strategia di conservazione e sopravvivenza. E queste riguardano direttamente il “modello Milano” e il rapporto con esso avuto dal Leo, in termini non conflittuali.

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