Città studi: una questione aperta, una proposta per continuare

 

Parigi, 1953
Intorno alle metà dell’800, durante il regno dell’imperatore Napoleone III, fu scelto come prefetto di Parigi il Barone Haussmann, uomo forte e deciso, descritto dalle cronache del tempo come intelligente, ambizioso e subdolo.
La trasformazione che il Barone impose a Parigi fu drastica. Adottò come nobile alibi la creazione di una nuova città, pulita e luminosa, capace di garantire, sul piano igienico e sanitario, condizioni minime di vivibilità per le masse di contadini che dalle campagne si riversavano nella capitale. In effetti la sua opera, sorretta da scrupolosità balistica, mirò alla completa distruzione di quel reticolo di vie e viuzze contorte del centro – famosa era la zona del mercato di Les Halles – che erano luoghi di epidemie ma soprattutto di rivolte.
Hausmann sventrò tutto. Trasformò l’urbanistica – se tale fu la sua competenza – in una scienza al servizio del potere, della forza e della repressione. I nuovi grandi viali dovevano essere percorribili da carri e cavalieri, e non dovevano offrire riparo dai colpi di cannone. I nuovi isolati di geometrica precisione trasformarono la Parigi di Hugo nella Città degli Eventi (oggi diremmo la città vetrina) e diedero impulso ad una innovativa dinamica speculativa, meglio nota come rendita.
I problemi veri rimasero irrisolti. I poveri rimasero irrimediabilmente poveri, i ricchi diventarono se possibile più ricchi, il potere ne approfittò per rinforzarsi.

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Scandaglio N.4 | Quel che resta di Expo2015 in 5 mosse

Nella quarta puntata del lab.aperto #scandaglio di giovedì 26 Gennaio (ci troviamo ogni Martedì a PT dalle 19.30) torniamo sul tema a noi caro della “legacy”, come piace a lorsignori, o più semplicemente dell’eredità di Expo 2015.

Un tuffo nel post-expo quindi ma non solo, è tempo di bilanci ed è tempo di rilanci.

h19.30 aperitivo mangereccio
h20.00 inizio dell’incontro performativo Leggi tutto “Scandaglio N.4 | Quel che resta di Expo2015 in 5 mosse”

Nonostante Expo, la realtà | documento di fine Esposizione

NED

Riavvolgiamo per un attimo il nastro e fissiamolo a una immagine e una data: Palais de Congrès, Parigi, 31 marzo 2008. Sul palco le facce sorridenti di Romano Prodi, Letizia Moratti, Massimo D’Alema e Roberto Formigoni. Ecco la rappresentazione del sistema Paese che riporta a Milano, cento anni dopo, l’Esposizione Universale. Centro destra e centro sinistra insieme, le larghe intese non sono un esercizio retorico o intellettuale, ma il modo di governare comprando il consenso e anestetizzando il conflitto.

Negli anni le figure politiche ed economiche sono in parte cambiate, i quattro di Parigi sono stati spazzati via dai competitor interni ai loro partiti. I mondi che rappresentavano sono invece rimasti al loro posto. Expo 2015 è stata per loro “l’occasione che capita una volta ogni cento anni”. Per fare cosa? Business, certo. Ma soprattutto sperimentare il governo di domani. Portiamo il nastro un po’ più avanti, fermo immagine numero 2: Roma, 6 maggio 2013, l’amministratore delegato di Expo Spa Giuseppe Sala viene nominato dal governo Letta Commissario Unico di Expo. L’emergenza creata ad arte con i ritardi degli anni precedenti apre la strada alla gestione commissariale. L’eccezione diventa regola, la deroga diventa norma. Leggi tutto “Nonostante Expo, la realtà | documento di fine Esposizione”