Comunicato | La critica al modello Expo è nel DNA delle lotte sociali

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Milano, 12 novembre 2015

Questa mattina, nel corso di un’operazione repressiva relativa ai fatti del primo maggio, sono state disposte dieci custodie cautelari e cinque denunce a piede libero, per altrettante/i attiviste/i nella città di Milano e in Grecia. Otto degli arresti sono stati già eseguiti. Il capo d’imputazione più grave è quello di devastazione e saccheggio.

Per anni, il nostro laboratorio ha fatto dell’opposizione a Expo e al suo modello di governo del lavoro e dei territori una campagna qualificante. Alcuni passaggi di questo percorso sono stati espressione collettiva nella cornice della rete NoExpo, altri no. Ne abbiamo scritto e ragionato con compagne, attivisti, comitati, curiosi e morbosi in più di un’occasione, talvolta con toni aspri, senza tuttavia distogliere lo sguardo dall’obbiettivo: scardinare la narrazione universale di Expo, del suo partito politico e cementizio, della sua eredità emergenziale e normalizzante allo stesso tempo.
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A volte ritornano | comunicato stampa

A volte ritornano…e senza fantasia

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C’è un’attività che non passa mai di moda: infangare i movimenti per spaventare le persone e tenerle lontane dalle piazze. E nel frattempo costruire la figura del nemico pubblico che legittimi ogni possibile intervento repressivo. Una tecnica collaudata da decenni e che vede uniti nel copincolla servizi segreti, prefetti, questure, giudici, giornalisti. Se poi l’evento è “grande” e la figura di merda alle porte “universale”… allora vale tutto, anche copincollare la stessa velina di giornale in giornale. Leggi tutto “A volte ritornano | comunicato stampa”

Solidarietà attiva agli attivisti del Soy Mendel

soy mendel 1Questa mattina è stato sgomberato in via Cancano a Baggio lo spazio sociale SoyMendel. Mendel era il nome di una brigata partigiana del quartiere.

Gli attivisti di SoyMendel sono oggi tra i resistenti #nocanal che si oppongono in maniera vincente alla speculazione della via d’acqua di Expo2015, sono parte della trama popolare che da vita al quartiere, sono nostri compagni di strada e di piazza. Leggi tutto “Solidarietà attiva agli attivisti del Soy Mendel”

Rompiamo il vaso di Pandora | comunicato

All’alba di martedì 16 dicembre, undici persone (sette donne e quattro uomini), sono state arrestate con l’accusa di terrorismo nell’ambito dell’operazione “Pandora” nelle città di Barcellona, Madrid, Manresa e Sabadell. Oltre quindici le perquisizioni effettuate tra abitazioni e spazi occupati ed un totale di oltre 400 “mossos d’esquadra” impiegati in tutto il paese.

Secondo le parole del ministero dell’interno, a partire dal 2012, sarebbero una ventina le azioni di danneggiamento ai danni di banche, luoghi di culto e aziende riferite, almeno in parte, alle attiviste e agli attivisti arrestati. Sui media spagnoli si agita il fantasma del terrorismo anarchico. La stampa mastica e sputa la velina dei centoventi gruppuscoli antagonisti attivi nel territorio nazionale e con collegamenti all’estero: la bolla mediatica che alimenta il caso è figlia di questa strategia della confusione. Nel corso delle perquisizioni effettuate, oltre ad un rocambolesco ingresso in casa di una coppia di anziani dopo aver sbagliato piano, sono stati sequestrati pericolosi armamenti quali computer, telefoni cellulari e opuscoli di vario taglio.

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Per capire perché undici persone sono oggi recluse in attesa di processo, facciamo un salto indietro di 24 ore. Lunedì 15 dicembre sono avvenuti due fatti: è stato siglato l’accordo Spagna-Cile contro il terrorismo di matrice anarchica ed è stata approvata la contestatissima “Ley Mordaza” (un insieme di provvedimenti volti a ipotecare con multe e prescrizioni la libertà di movimento e il mediattivismo). Alla luce di questi avvenimenti, Pandora” va letta come un’operazione “ad orologeria” orientata alla creazione di un senso di pericolo e di un clima emergenziale, utile a giustificare provvedimenti lesivi delle libertà individuali.

Agitare la parola terrorismo serve infatti non soltanto a spaventare, isolare, carcerare preventivamente, sgomberare, controllare, intercettare, comminare pene smisurate se relazionate ai fatti puntuali… serve anzitutto a seminare nella società un bisogno di protezione di cui l’autorità si fa garante. La lotta al terrorismo usata contro le lotte sociali non è che un disperato tentativo di ultima legittimazione dello stato e delle sue strutture ai danni non soltanto delle persone inquisite ma della popolazione allarmata e disorientata.

“Terrorisme és no arribar a final de mes” scandiscono gli slogan nelle piazze solidali, in un paese che paga già con 400 mila sgomberi all’anno e 12 milioni di poveri l’incedere di politiche destinate ad aumentare le disuguaglianze sociali. La sera del 16 dicembre sono almeno quindici le manifestazioni di protesta che percorrono in lungo e in largo le strade della Catalogna e di tutta la Spagna. L’obiettivo dichiarato è rompere il muro della narrazione tossica che vorrebbe da una parte inventare mostri da offrire in pasto ai media, dall’altra legittimare un giro di vite ai danni dei movimenti (pedinamenti, intercettazioni e il probabile sgombero della Kasa de la Muntanya, storica occupazione monitorata per mesi dalle telecamere della polizia). Almeno due di questi cortei sono stati oggetto di cariche da parte della polizia ma in migliaia sono scesi in piazza al fianco delle attiviste e degli attivisti sotto accusa. Un dato che vale più di mille parole.

Proprio ieri, in Italia, abbiamo assistito al crollo del teorema che incriminava 4 appartenenti al movimento notav per terrorismo. Prima che parte del castello accusatorio si sgretolasse, è passato un anno di carcere preventivo, mesi di isolamento e il tentativo di stigmatizzare il movimento e costringerlo nella spirale della lotta alla repressione.

Oggi, solidarizziamo con le e gli inquisiti di Spagna forti del crollo di quest’accusa grottesca. Pieni di rabbia e di desiderio di rivedere presto tutte e tutti libere.

–> Per adesioni: pandorastop@hotmail.com

Aderiscono

Frangette Estreme

Off Topic

Antispefa Milano

Cascina Torchiera

Sos Fornace

Foa Boccaccio

Farro & Fuoco

Genuino Clandestino

XM24

Toc toc..che fate uscite? No, occupato | comunicato

Dinamica pubblica, apertura a tutti i soggetti della galassia dell’autogestione e moratoria sugli sgomberi pendenti sugli spazi occupati della città. Con questo indirizzo abbiamo risposto all’anomala convocazione dell’amministrazione comunale per sondare la serietà del tavolo aperto sul tema degli spazi sociali a Milano. Una convocazione, a cui crediamo non sia estranea la preoccupazione delle istituzioni di arrivare a una normalizzazione sociale e “territoriale” in vista di Expo 2015. Perché a pensar male – come diceva qualcuno che di queste cose se ne intendeva – spesso ci si azzecca.

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Non a caso, nei giorni successivi diversi esponenti della giunta si sono espressi a mezzo stampa fondando invece il dialogo sullo stop a nuove occupazioni, sul rispetto delle regole, sull’impossibilità di garantire una tregua delle operazioni repressive. Alla luce di queste precisazioni, dello stato di ricatto in cui arriva la proposta e della complessiva confusione sull’oggetto d’interesse del nascituro tavolo non riteniamo possibile partecipare a un’interlocuzione che rischia di generare più problemi e divisioni che soluzioni. In particolare:

Il nostro spazio è un laboratorio comune di lotte e percorsi culturali. Nel vuoto di politiche pubbliche che rispondano alle esigenze di locazione sostenibile, aggregazione, cultura e sport le pratiche di occupazione e autorganizzazione non possono che proseguire con determinazione nel tentativo di dare spazio a queste urgenze. Dialogare sotto ricatto provoca fastidiosi mal di pancia. Abbiamo l’impressione che alla domanda di una moratoria sugli sgomberi come premessa per un dialogo equilibrato tra le parti, il comune abbia ribattuto negando questa istanza ed esigendo come conditio sine qua non lo stop a nuove occupazioni: richiesta utile a creare solo divisioni (ricordate il principio del “divide et impera”?) e a giustificare operazioni di normalizzazione, già sperimentate nella gestione delle occupazioni abitative. É una responsabilità che non intendiamo assumerci.

L’apertura di spazi pubblici, troppo spesso chiusi e abbandonati quando non svenduti, è una cosa sempre positiva, su questo non ci nascondiamo. Tuttavia l’imposizione unilaterale dello strumento bando (su cui peraltro scontiamo un’ingiustificabile assenza di dati pubblici su quanto fatto sinora) come unica risposta all’esigenza di spazi non ci convince e non ci interessa. La matassa di soggetti imbastita per parlare di città pubblica, uso e riuso di spazi e centri sociali ci pare aggiunga confusione a confusione e ponga le basi per il fallimento del percorso ipotizzato. Ancora una volta per determinare l’assegnazione di spazi vediamo in campo i “player embedded” della giunta ed esclusi tutti i giovani, collettivi, artisti e associazioni che da anni attendono invano di capire come accedere agli spazi… e proprio in quest’assenza di risposte matura talvolta l’opzione dell’autorganizzazione.

Ci poniamo sul margine esterno della legalità per aprire nuovi spazi di libertà, espressione e lotta che crediamo siano socialmente e politicamente legittimi. Abbiamo interesse a sedimentare gli spazi che ci conquistiamo giorno dopo giorno e a sostenere forme inedite di apertura di spazi pubblici, ma non siamo disponibili a rinunciare alla vocazione politica dell’autogestione, una parola che fa tanto paura da essere accuratamente evitata da chi pensa che dialettica significhi libertà di dire la propria…con la mano della questura poggiata sulla spalla.

Milano, luglio 2014

Piano Terra