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Questa volta l’abbiamo fatta grossa, spingendoci più in là di quanto ci si aspetti da un laboratorio di attivismo e critica radicale della metropoli Milano. Abbiamo scavalcato mediatori e fanatici della dottrina neoliberista, buonismi di facciata dei primi e appetiti di profitto dei secondi, per proporci al tavolo con una proposta irriverente e al tempo stesso rigorosa nei confronti dei vincoli del bando pubblico.

Non esiste compatibilità tra il modello di governance e l’idea di città pubblica interna alla logica del bando, e la nostra vision di “Milano 2030”. Nel solco del Diritto alla città abbiamo provato dunque e portare alle estreme conseguenze l’esito di una città che ha privatizzato de facto gli scali così come il demanio militare, asfissiando le esigenze di molti sull’altare della valorizzazione immobiliare.

Ci siamo avvalsi di consulenti di indubbia fama, tra i molti del guru della rigenerazione urbana Tyler Durden e il visionario mediatore del conflitto Bernard Madoff.
I contestatori del progresso insistono col consueto refrain: sotto la patina “open” del marketing istituzionale il processo è precluso alla cittadinanza. Oggi dimostreremo che non è così. Milano, ne siamo certi, è pronta ad accogliere (affianco ai blasonati studi del centro) la candidatura degli antagonisti a disegnare il futuro della città. Crediamo fortemente nella vocazione pubblica del nostro contributo, che quindi diffondiamo nonostante il regolamento preveda la NON trasparenza delle candidature.