La moratoria su Expo è infinita, quello sul Primo Maggio è un processo politico

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Il 14 giugno si terrà l’ultima udienza del processo sul Primo Maggio 2015, contro gli arrestati del novembre scorso. Questi mesi ci hanno mostrato in tutta la sua ridicolezza il reato fascista di devastazione e saccheggio: dalla valutazione negativa della responsabilità collettiva data dalla magistratura greca, fino alla notizia di pochi giorni fa circa l’inesistenza di prove atte a giustificare la custodia cautelare per uno degli imputati, a causa di “infondate ricostruzioni della polizia”. Non solo, mentre Milano si appresta ad eleggere la classe dirigente di Expo al governo della città, le lotte interne alla Procura milanese restituiscono in pieno il senso tutto politico della moratoria, a tempo indeterminato, sulla corruzione del sistema Expo.

Moratoria che ha già salvato il candidato Pd, Giuseppe Sala, da un processo, attraverso una procedura d’eccezione.

Non è un caso che questa tornata elettorale abbia avuto dei grandi assenti: il bilancio dell’Esposizione universale, la corruzione, la criminalità organizzata. Abbiamo ribadito per anni che, anche se Expo fosse stata un’operazione pulita e legale, ci avrebbe trovato fermamente contrari. Tuttavia, nei grandi eventi, così come nelle grandi opere, la corruzione è un corollario inevitabile, lo è anche la complicità della magistratura col potere e la ricerca di un capro espiatorio da colpire con pene esemplari. Questo perché serviva occultare la vera devastazione e saccheggio (quella dei territori e della popolazione) e delegittimare tutto il lungo percorso di lotta contro Expo2015 e le sue eredità.

Del processo ai No Expo accusati di devastazione e saccheggio abbiamo parlato con Frank Cimini, storico cronista di giudiziaria milanese.

Il 14 giugno è prevista la sentenza contro quattro No Expo accusati di devastazione e saccheggio. Che considerazioni fai su questo processo e su questa accusa?

Intanto va considerato il problema nella sua duplicità: la devastazione e il saccheggio in quanto reato, e di sussistenza dello stesso, che a livello di concorso viene dato con troppa facilità, quando il quadro probatorio è carente.
Anche in questo processo non ci sono prove che i quattro abbiano commesso devastazioni. Per la Procura è stato il “blocco nero” a fare devastazione e saccheggio, ma non c’è alcun elemento che metta in relazione i quattro al blocco nero, non c’è traccia della presunta “vestizione e svestizione”.
C’è da dire che il processo è stato dimezzato, anche mediaticamente, dalla corte d’appello di Atene che non ha estradato i cinque greci imputati, dicendo una cosa molto precisa: non riconosciamo la responsabilità collettiva ma solo quella personale.

Ecco, spiegaci meglio cosa è successo con la Grecia che ha negato l’estradizione di cinque imputati, cosa vuol dire? Che segnale è per la giustizia italiana?
I giudici greci entrano nel merito, il capo d’accusa non dice cosa avrebbe fatto nello specifico, ciascuno di loro. C’è quindi, secondo gli italiani, una responsabilità collettiva, quella di aver partecipato alle devastazioni. La Grecia non riconosce questo capo d’imputazione e questa responsabilità collettiva nel concorso di un reato.
La mancata estradizione ha di fatto dimezzato l’importanza del processo. Con l’estradizione la procura di Milano avrebbe potuto costruire una sorta di “associazione internazionale”, i media si sarebbero scatenati.
Tutto ciò non è avvenuto. Ora potrebbero confermare le imputazioni di devastazione e saccheggio ma con pene più basse di quanto chiesto dal pm, applicando un principio comunque, secondo me, aberrante: poca prova, poca pena. Ma con poca prova bisogna venire assolti.
Gli arresti sono arrivati poco dopo la chiusura di Expo: coincidenza o necessità?

Necessità. Hanno aspettato. Questa vicenda faceva parte della “moratoria Expo”, solo che la moratoria sui No Expo è finita, quella sugli appalti no.
A novembre avevano annunciato altri arresti, avevano dichiarato di avere elementi per farne altri. Secondo me questa storia si è ridimensionata anche per quanto è stato deciso ad Atene.
Ma si parla di altri possibili indagati o di un allargamento dell’inchiesta nei corridoi del palazzo di giustizia?

Ci sono le voci, riprese anche dai giornali, di indagini su 300 persone. Non so, ma se ora facessero altri arresti sarebbe ridicolo, a un anno dai fatti non ci sarebbero le esigenze di custodie cautelari in carcere. Ma su questo c’è molto riserbo.

Che giudizio dai, complessivamente, del lavoro della procura di Milano riguardo Expo 2015?

Giudizio pessimo: è stata fatta la moratoria, non hanno indagato per non rovinare l’immagine di Expo, hanno salvato Giuseppe Sala dal processo sull’appalto senza gara aggiudicato da Eataly, con una con motivazione tragicomica. Anzi, di più, l’hanno salvato prosciogliendolo senza indagarlo, una cosa che non succede quasi mai.
Certo hanno fatto le inchieste ben prima dell’inizio di Expo, hanno arrestato personaggi rottamati, poi si sono fermati pur avendo tanta carne al fuoco su cui indagare. Ora non faranno più niente, sarebbe assurdo fare indagini e arresti a questo punto.
Come dicevo, la moratoria sugli appalti è infinita, quella per i No Expo è finita e gli imputati rischiano pene sproporzionate rispetto a quanto si presume abbiano fatto. Il pm è stato relativamente basso nella richiesta di pena (cinque anni). Ma con devastazione e saccheggio hai una custodia cautelare molto rigida e una pena che può arrivare a 15 anni di carcere. Una roba che hanno in Russia e Albania, in Grecia per accuse simili si chiedono al massimo cinque anni.
Io credo manterranno la devastazione e saccheggio, arrivando a pene leggermente inferiori. Ma come dicevo prima, se non ci sono prove bisogna assolvere o derubricare il reato e diminuire la pena.
Il problema è che questo è un processo politico, la verità dei fatti non interessa. E così la verità processuale sarà diversa dalla verità dei fatti. È un processo politico come politiche sono state le ragioni per cui non hanno fatto fino in fondo le indagini sugli appalti.

 

Il Lab. Off Topic ringrazia Frank Cimini e giustiziami per la disponibilità.